Martedì 23 Aprile 2024

Caos Csm, Lotti: "Nomine? Ne ho parlato al Colle"

L’ex ministro si autosospende. Un’intercettazione tira in ballo il Quirinale, che smentisce

Luca Lotti (Ansa)

Luca Lotti (Ansa)

Roma, 15 giugno 2019 - Luca Lotti si autosospende dal Pd e tra i dem scoppia la guerra. Il deputato fiorentino, cui prima Zanda e poi Calenda, chiedono, di fatto le dimissioni, scrive a Zingaretti: "I fatti sono chiari. Tu li conosci meglio di altri anche perché te ne ho parlato in modo franco nei nostri numerosi incontri. Ma io non partecipo al festival dell’ipocrisia. L’interesse della mia comunità, il Pd, viene prima della mia legittima amarezza. Ti comunico la mia autosospensione dal partito fino a quando questa vicenda non sarà chiarita. Lo faccio non perché qualche moralista senza morale ha chiesto un mio passo indietro, ma per il rispetto per il Pd e la verità". 

E dai verbali delle intercettazioni effettuate dagli inquirenti attraverso il telefonino di Lotti spuntano frasi che chiamano in causa il presidente delle Repubblica

"Dei problemi sulle nomine in magistratura ho informato Mattarella", dice Lotti ai partecipanti all’incontro del 9 maggio in un albergo romano: Luca Palamara, Cosimo Ferri e altri tre consiglieri del Csm, che erano lì per orientare la nomina del nuovo procuratore di Roma. 

Circostanza che già nei giorni scorsi il Quirinale aveva smentito in modo categorico affermando che "Mattarella non ha mai parlato con Lotti e con altri delle nomine in magistratura". 

Tornando all'autospensione, perché l’ex ministro ha reagito modo irato e durissimo? Perché Luigi Zanda, oggi tesoriere dem, avanti ieri capogruppo del Pd al Senato, rilascia al Corriere della Sera un’intervista in cui chiede a Lotti di "valutare attentamente se è il caso di lasciare il Pd, finché non sarà tutto chiarito". Zanda, molto vicino a Gentiloni, oggi presidente dem e cui è molto legato, affonda il coltello: "Dalle intercettazioni emergerebbe il modo sguaiato in cui alcuni magistrati e Lotti si riferiscono a Ermini (vicepresidente del Csm, ndr). Forse proprio perché il vice-presidente Ermini sta facendo il suo dovere con rigore e, cosa rara, con molta modestia".

Zanda conclude così: "Dobbiamo stare molto attenti perché qui si rischia di mettere in gioco il ruolo costituzionale del Csm e l’autonomia della magistratura. Non venga in mente a nessuno di strumentalizzare per provare a minarle. L’opposizione del Pd raggiungerebbe un livello Parole pesantissime, oltre che un avviso di sfratto a Lotti. Tutto questo avviene nel giorno in cui si dimette anche Corrado Cartoni, altro togato del Csm coinvolto nella riunione con Luca Palamara e Luca Lotti sulla nomina del dopo-Pignatone. Il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, riferendosi a Lotti – indagato per il caso Consip – scrive: "Si è determinato l’oggettivo risultato che la volontà di un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti"». 

Intanto Lotti – difeso a spada tratta solo dai renzianissimi – prende carta e penna e contrattacca: "Caro segretario, apprendo che la mia vicenda imbarazzerebbe i vertici del Pd. Il responsabile legale del partito mi chiede esplicitamente di andarmene per aver incontrato alcuni magistrati. Fa quasi sorridere che tale richiesta arrivi da un senatore di lungo corso già coinvolto – a cominciare da una celebre seduta spiritica (il riferimento è a quella che ci fu nel caso Moro, ndr) – in pagine buie della storia del Paese". In attesa che Lotti faccia luce, però, è andato a pezzi il Pd.