Diffamazione, Fieg: "Subito una legge contro le liti temerarie"

L'attuale normativa, dicono gli editori in audizione alla Commissione giustizia del Senato, "incentiva l’avvio di contenziosi limitando di fatto la libertà di espressione"

Rotativa

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Roma, 10 maggio 2019 - "È auspicabile che si giunga a una rapida approvazione del provvedimento contro le liti temerarie, nell'interesse generale a una libera e corretta informazione, che è garanzia fondamentale di partecipazione del cittadino alla vita pubblica e di esercizio consapevole di tutti i suoi diritti, in una società democratica". Così si è espresso Fabrizio Carotti, direttore generale della Federazione italiana editori giornali, nel corso dell’audizione, presso la Commissione giustizia del Senato, svoltasi oggi nell’ambito dell’esame di due disegni di legge in materia di diffamazione e di lite temeraria.

"L’intervento legislativo in materia è quanto mai urgente e necessario per superare l’attuale normativa che incentiva l’avvio di contenziosi giudiziari in materia di diffamazione che penalizzano in termini economici editori e giornalisti, limitando di fatto la libertà di espressione con azioni legali pretestuose e infondate, accompagnate da richieste risarcitorie sproporzionate, che hanno come unico fine quello di condizionare l’esercizio della libertà di stampa".

Gli editori hanno espresso apprezzamento per i due disegni di legge in esame e ribadiscono le richieste formulate da tempo dalla Fieg: l’eliminazione della pena detentiva in materia di diffamazione; una disciplina delle rettifiche che preveda la non punibilità dell’autore dell’offesa a seguito di rettifica; limiti precisi alla responsabilità penale del direttore responsabile e al risarcimento del danno non patrimoniale; la prescrizione di un anno per l’esercizio dell’azione civile per il risarcimento dei danni alla reputazione e la previsione di sanzioni pecuniarie adeguate nei casi di liti temerarie.

Particolare soddisfazione è stata manifestata per la norma del ddl 835 che stabilisce, qualora risulti la malafede o la colpa grave di chi agisce per il risarcimento del danno, la condanna dell’attore al pagamento di una somma non inferiore alla metà della somma oggetto della domanda risarcitoria, disposizione che, ha ribadito Carotti "ridurrebbe in maniera efficace il sempre più diffuso ricorso alle liti temerarie".

Gli editori auspicano, poi, che si rivedano alcuni limiti presenti nel ddl 812. Tra questi i più rilevanti riguardano la non estensione all’intero perimetro dei prodotti editoriali della legge sulla stampa, una disciplina eccessivamente rigida dell’istituto della rettifica che non consente alcuna possibilità di commento e risposta da parte del mezzo di informazione e, infine, la competenza territoriale basata sulla residenza della persona offesa. Questa infatti determinerebbe la proliferazione dei procedimenti penali, tanti quanti i luoghi di residenza dei diffamati, con preoccupanti ricadute sulle possibilità di difesa da parte di editori e giornalisti e sulla stessa certezza del giudicato.