Nel primo pomeriggio la premier ha fatto gli scongiuri per il verdetto notturno di Moody’s sull’Italia. E a tarda sera il temuto giudizio dell’agenzia di rating ha confermato la valutazione attuale (lasciando immutato il livelo “Baa3“) ma alzando le previsioni: l’outlook ora è "stabile" e non più "negativo". Giorgia Meloni può tirare un sospiro di sollievo, senza timori per impennate di spread e costo del debito. Il governo, insomma, passa le forche caudine della più temuta delle agenzie di rating e proprio nel giorno in cui Cgil e Uil hanno protestato contro la manovra.
"Nonostante la persistenza di disavanzi relativamente ampi, anche se in graduale riduzione – scrive Moody’s – le prospettive di crescita ciclica nei prossimi anni riducono il rischio di un rapido e sostanziale deterioramento della forza fiscale dell’Italia". La previsione è che "il debito pubblico diminuirà nel 2023 a causa della crescita nominale ancora forte e della riduzione del deficit", il rapporto debitoPIL sarà pari al 140,3% nel 2023, in calo rispetto al 141,7% nel 2022 ma circa 6 punti percentuali in più rispetto a prima della pandemia. L’agenzia di rating spiega di non includere nelle sue previsioni gli introiti derivanti dalle privatizzazioni, che rappresentano quindi una fonte di potenziale, anche se limitata, sovraperformance rispetto allo scenario di base.
Le prospettive di breve termine sono sostenute, secono Moody’s, "dall’attuazione del Pnrr ma anche dai recenti miglioramenti del settore bancario". Altro fattore importante è che "sono diminuiti i rischi legati alle forniture energetiche, in parte per il clima buono dello scorso inverno, ma anche per le azioni del governo". L’invito è a ridurre il debito, comunque sempre troppo elevato. Monito sulla capacità di spesa del Pnrr. Soddisfatto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: "È una conferma che, seppure tra tante difficoltà stiamo operando bene per il futuro dell’Italia", dice auspicando "che le prudenti, responsabili e serie politiche di bilancio, pur nelle legittime critiche, siano confermate anche dal Parlamento".
Resta in ogni caso tutta in salita la riforma del Patto di Stabilità, mentre martedì prossimo arriverà il giudizio della Commissione europea sulla manovra. Sul versante interno, continua poi a tenere banco il nodo del taglio delle pensioni dei medici e delle altre categorie di dipendenti pubblici colpiti dal ricalcolo della quota retributiva: è di ieri un nuovo summit a Palazzo Chigi per sbloccare la partita, con il mantenimento della decurtazione solo per chi va via anticipatamente.