L’harakiri di FI: Cavaliere furioso, partito in rivolta. L’obiettivo adesso è la Giustizia

L’astensione di protesta è un monito agli alleati: "Non ci piacciono i veti". Ma il risultato non cambia. Il leader azzurro voleva mettere in difficoltà la Meloni. Ha finito per mostrare la propria irrilevanza

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Roma, 14 ottobre 2022 - Il giorno di un trionfo atteso per nove anni si trasforma all’improvviso nel giorno dell’umiliazione e dell’ira. A che livelli sia arrivata l’esasperazione di Silvio Berlusconi lo rivela quella immagine immortalata dalla telecamera che ha poi ha fatto il giro della rete restituendo il livello della giornata con una immediatezza impareggiabile: l’ira di Berlusconi, le carte sbattute sul banco, con il foglio dei ’desiderata’ di FI per il governo in primo piano, l’invito non propriamente amichevole rivolto al quasi presidente del Senato: "Vaffa ...". Di fronte all’irrigidimento di una Meloni più padrona che alleata, il Cavaliere ha deciso la prova di forza e l’ha persa. Poco importa che sconfitto sia uscito l’intero centrodestra.

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Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera

Nella polvere c’è prima di tutto Forza Italia e nel partito i malumori lievitano, tanto che il gruppo della Camera rischia di spaccarsi. "Dalle sconfitte bisogna imparare e speriamo che chi di dovere abbia imparato qualcosa", sbotta Anna Maria Bernini con il collega Alberto Zangrillo. Allude a Licia Ronzulli che ha spinto Berlusconi al duello sul suo nome: irremovibile Meloni sul ’no, lei no’. Non ci sta Claudio Lotito: "Quando vedi che si smarca la Lega, basta no? C’è la sponda, ’ndo cazzo vai?". Ma soprattutto, sulla stessa linea, ci sono Antonio Tajani e buona parte dei deputati, tra i quali esplode la rivolta nel momento in cui arriva l’input di non votare oggi Lorenzo Fontana. A Montecitorio si balla sull’orlo della frattura finché non arriva la resa: "Voteremo Lorenzo", annuncia soddisfatto il capogruppo uscente Barelli. I duri però restano bellicosi: "Non ci hanno dato niente di ciò che chiedevamo", spiega Giorgio Mulè. L’elenco di Silvio è lungo: Esteri per Tajani, Università per la Bernini, Giustizia per Elisabetta Casellati, Politiche Ue o Turismo o rapporti con il Parlamento o Famiglia con delega per Anziani per Ronzulli, Pubblica amministrazione per Gasparri, Transizione ecologica o altro ministero per Cattaneo, delega all’editoria per Barachini. In questo quadro, partono le voci secondo cui FI potrebbe andare sola alle consultazioni: sarebbe una scelta deflagrante. La Lega si affretta a smentire, Giorgia glissa: "Ne parleremo nei prossimi giorni".

Questione di potere, ma per Berlusconi anche di rispetto: "Chi comanda nella coalizione? – si legge nei suoi appunti – comando io...lei mostri maturità". Si è sentito trattato da alleato di serie B. La trappola costruita da Giorgia con pezzi di opposizione era fatta apposta per dimostrargli che può andare avanti senza di lui. Che a caldo fa finta di niente: "Complimenti a La Russa, adesso lavoriamo tutti insieme". Parole da leggere in controluce; ingoia il boccone amaro ma si prepara a proseguire la battaglia sul fronte del governo: "Non ci piacciono i veti". Determinatissimo a strappare la Giustizia per la Casellati. Nel quartiere generale dell’alleatarivale la pazienza è al limite. L’idea di punire la ribellione azzurra stringendo di più i cordoni della borsa è in campo.

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Il primo passo della maggioranza di centrodestra si è risolto in un mezzo disastro. Berlusconi non sa se riuscirà dopo una simile umiliazione a tenere insieme le sue truppe. Giorgia rischia di trovarsi con numeri ridotti all’osso al Senato, minacciata dalla sete di vendetta del Cavaliere. Da vedere come evolveranno le cose in settimana. Se Meloni deciderà di concedere a Berlusconi una via d’uscita onorevole, la maggioranza partirà con auspici se non ottimi almeno non pessimi. Se manterrà la linea del ’guai ai vinti’ il governo partirà lo stesso ma già spompato. Per ora, lei pare decisa a non arretrare: meno ministeri agli azzzurri, con nomi scelti da lei. "A questa Nazione serve un governo – scandisce – io sono una persona responsabile, confido che anche gli altri siano".

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