Letta sarà segretario, armistizio nel Pd. Ma lui avverte: "Non voglio vivacchiare"

L’ex premier torna in campo e lancia il dibattito nei circoli: "Vi stordirò di idee". Confermata l’alleanza con Cinque Stelle e LeU

Enrico Letta, 54 anni, pisano, è stato premier tra il 2013 e il 2014

Enrico Letta, 54 anni, pisano, è stato premier tra il 2013 e il 2014

"La segreteria? Gli organigrammi? Il vicesegretario donna? Scusa, ma francamente Enrico, in queste ore, è impegnato a scrivere il suo discorso – spiega chi conosce bene Letta –. E sarà un discorso alto, in cui indicherà un modello di società e di Paese con un Pd architrave al governo Draghi e a un centrosinistra largo, diffuso, che ritorna nella società". Ieri, Letta, scadute le 48 ore di tempo che si era preso per pensarci su, per comunicare il sì all’offertarichiesta ‘Enrico salvaci tu’ che tutti i big del Pd gli hanno fatto, ha evaso la pratica in un minuto e diciannove secondi. Il tempo di scrivere un tweet con l’hashtag #iocisono. Ma non prima di aver postato una fotografia, sempre via Twitter, che lo ritraeva al Ghetto di Roma, cuore della comunità ebraica, condito dalla citazione della senatrice a vita Liliana Segre: "Non siate indifferenti". Un gesto simbolico molto forte.

Al di là dei simbolismi, però, Letta è al lavoro sulla relazione di domenica, come si intuisce dalle sue parole negli uffici della Scuola di politica e dalla foto in maniche di camicia. "Parlerò domenica (domani, ndr) all’assemblea – dice Letta –, io credo alla forza e al valore della parola. Chiedo a tutti di votare sulla base delle mie parole sapendo che non cerco l’unanimità, cerco la verità nei rapporti tra di noi per uscire da questa crisi e guardare lontano". Eppure, questa preghiera non sarà esaudita. L’investitura – in un’assemblea che si terrà a distanza, in modalità webinar, e che, grazie alla velocità del voto elettronico, durerà l’espace d’un matin – avrà la forma di un voto, come si diceva nel Pci, ‘bulgaro’. Solo i giovani contestano l’assenza di ’dibattito’ e ieri si sono fatti la loro pre-assemblea virtuale.

Non una delle tante correnti dem, di maggioranza (Orlando, Zinga) o minoranza (Base riformista, Giovani Turchi), gli voterà mai contro. La discussione vera e propria, nel Pd, partirà subito dopo. "Aprirò il dibattito in tutti i circoli", annuncia Letta. L’idea – spiegano i suoi – è quella di "stordire" i militanti dem "non di faide, rivalità e scontri interni" (come è stato finora, il non detto) ma "di idee, proposte, contenuti". In serata l’ex premier ha messo le cose in chiaro: "Non arrivo per vivacchiare ma per dare una svolta. Chi me l’ha fatto fare? Bisognava raccattare i cocci".

"Vogliamo raccogliere le migliori energie dei circoli, dei militanti, dei territori, per rivitalizzarli – dicono i suoi – ma anche per contaminarci con loro, ascoltarli, interpretarli, perché sono loro che hanno le antenne del Paese reale". Bersani – che con Letta compì un lungo giro per l’Italia – lo avrebbe chiamato "mettere l’orecchio a terra". Ecco, ma Bersani e la sua sinistra (Articolo Uno) rientreranno nel Pd? Con Bersani il rapporto è ottimo, ovviamente: LeU sarà uno dei punti di forza della teoria di alleanze del Pd a guida Letta.

I rapporti sono ottimi, e di stima reciproca, anche con Conte e pure con Di Maio, anche se meno frequenti. E l’architrave dell’alleanza a tre punte (Pd-M5s-LeU)? Per ora non si tocca. Ma lo sono anche quelli con la Lega, soprattutto con Giorgetti (con Salvini i rapporti sono, invece, pari a zero), con Forza Italia (Enrico è pur sempre il nipote di Gianni) e, ovviamente, con il mondo liberal-democratico e centrista. E Renzi? "È il leader di Iv, un partito che sostiene Draghi". Punto, ma nessuna ostilità preconcetta per nessuno, ecco.

Da questo punto di vista, però, sbaglia chi – nel Pd, specie nelle aree Zingaretti e Orlando – crede che stia per arrivare "l’angelo sterminatore" di tutti gli ex renziani sopravvissuti. Base Riformista, l’area di Lotti e Guerini, ieri si è riunita e ha fornito, alla candidatura di Letta, un appoggio "pieno e convinto" per usare le parole dei suoi portavoce nazionali, Romano e Alfieri. Il quale Alfieri spiega a Qn: "Noi non chiediamo posti. Ci interessa l’identità del Pd. Vogliamo riflettere su questo, prima ancora che parlare di alleanze".