Giovedì 25 Aprile 2024

Legge elettorale, D'Alimonte: "Berlusconi sarà decisivo"

"Mettetevi il cuore in pace" Legge elettorale, verso patto Pd-M5s-Fi. Alfano non ci sta

Matteo Renzi e, sullo sfondo, un'immagine di Silvio Berlusconi (Ansa)

Matteo Renzi e, sullo sfondo, un'immagine di Silvio Berlusconi (Ansa)

Roma, 30 maggio 2017 - C’è un’ampia convergenza sul sistema tedesco: l’unico vero ostacolo sembra essere la soglia del 5% che manda fuori di sé Alfano. Professor D’Alimonte si può abbassare? «Assolutamente no».

Perché mai? «Perché semplifica il quadro politico. Se i partitini non si mettono d’accordo, in Parlamento entrano solo quattro partiti: Pd, M5S, FI, Lega. Naturalmente, non bisogna permettere il suo aggiramento attraverso espedienti di cui i nostri politici sono maestri».

Sì, ma così c’è il rischio che non ci sia una maggioranza chiara e che per governare sarà necessaria la grande coalizione. «Ma quale grande coalizione: la grande coalizione è tra i due partiti più grandi, in Germania tra Cdu/Csu e Spd e in Italia dovrebbe essere tra Pd e M5S. Dati i precedenti, mi pare molto difficile che si arrivi a un’alleanza di quel genere. Dunque a Travaglio e Bersani dico che si devono rassegnare: Berlusconi sarà decisivo, a meno che non vinca una coalizione antieuropeista che veda M5S, Lega e Fd’I con una maggioranza di seggi».

Anche nel Pd c’è chi ritiene innaturale una coalizione con Berlusconi. «Sarà pure innaturale, ma gli scenari sono due: o una coalizione antieuropeista o una coalizione con Forza Italia. A meno di non immaginare la grande coalizione Pd-M5S. Aggiungo che esiste pure il rischio che Berlusconi non basti a fare maggioranza con il Pd senza Bersani e Pisapia. Così, finiremmo in una palude peggiore dell’attuale».

Si potrebbero evitare esiti traumatici con il Rosatellum? O con i sistemi che escono dalla sentenza della Consulta? «Questa situazione si risolve solo con il ballottaggio. Qualsiasi altro sistema elettorale ci porta a questi due scenari. Neanche con il Rosatellum, che pure io preferisco perché ha collegi uninominali veri e un potenziale disproporzionale maggiore, si riuscirebbe a risolvere il problema della governabilità».

In Italia è restato solo lei a sponsorizzare il ballottaggio. «Sarà pure così, ma è una preferenza che ha un motivo oggettivo: senza il ballottaggio, senza cioè computare le seconde preferenze degli elettori, noi non riusciremo a risolvere il problema della governabilità in modo decente. Basta vedere quello che è successo in Francia: Macron con il 24% dei voti è diventato presidente della Repubblica».

La Francia è una Repubblica presidenziale: bisogna cambiare la Costituzione per introdurre un sistema del genere. «È vero. Ma il ballottaggio dell’Italicum avrebbe funzionato anche senza cambiare forma di governo. Oggi mi rendo conto che non è realistico riproporlo. C’è un’infausta sentenza della Consulta. Inoltre Berlusconi non lo vuole perché teme di non riuscire ad arrivare secondo. Il Berlusconi di oggi è diventato proporzionalista. Non può più vincere e quindi vuole solo partecipare. È la quintessenza dello spirito olimpico applicato alla politica».

Un modello che assegna i seggi in base ai voti non è più democratico del maggioritario? «Seguendo questo ragionamento, la più antica democrazia del mondo, la Gran Bretagna, non sarebbe un sistema democratico. Né la Francia né il Canada e così via. C’è chi pensa che la rappresentatività sia l’unico valore che conta, ma le democrazie possono andare a catafascio quando sono troppo rappresentative. La rappresentatività va sacrificata alla governabilità per trovare un giusto equilibrio. Un equilibrio che non è statico, ma cambia secondo le fasi: oggi in Italia abbiamo più governabilità, e quindi sistemi maggioritari, e meno rappresentatività»

C’è preoccupazione ai vertici istituzionali sui rischi per l’Italia di un voto in autunno. «Mi fa piacere non essere nei panni di Mattarella: ci sono ragioni a favore e ragioni contro il voto anticipato. Difficile decidere».