Mercoledì 24 Aprile 2024

Lo scontro nella Lega

Non promette niente di buono e Matteo Salvini farebbe male a sottovalutarlo eccessivamente

Roberto Maroni e Matteo Salvini (foto Ansa)

Roberto Maroni e Matteo Salvini (foto Ansa)

Lo scontro all'interno della Lega non promette niente di buono, e Matteo Salvini farebbe male a sottovalutarlo eccessivamente. Ci riferiamo alla frase appena pronunciata da Roberto Maroni a proposito della candidatura di Giulia Bongiorno annunciata dal segretario il giorno precedente. "Andreotti? Io e Bossi lo combattevamo", ha ricordato l'attuale governatore lombardo rifacendosi al legame esibito tra la Bongiorno e il suo ex assistito Andreotti, preso da lei a modello di alcuni comportamenti ("Salvini è pratico e concreto come Andreotti"). Maroni non ha perso l'occasione e ha replicato. 

La presa di posizione è pesante, per più motivi. Il primo è che è 'gratuita', nel senso di 'voluta', 'cercata'. Poteva in sostanza non esserci. Il secondo è che evoca un fronte interno di opposizione al segretario particolarmente insidioso: Maroni e Bossi da una parte e Salvini dall'altra. Ora, è vero che Salvini ha vinto il recente congresso con percentuali semi-bulgare, ma Roberto Maroni resta comunque uno dei padri fondatori della Lega, e più ancora di lui Umberto Bossi. Molta gente, specie al nord, è ancora legata sentimentalmente al vecchio 'senatùr', nonostante i diamanti e il resto che sappiamo. Una contrapposizione forte tra Salvini e Bossi potrebbe essere molto costosa in termini di consensi per la 'nuova' Lega, e il 'segnale' che Maroni lancia a Salvini è proprio questo. Fare spallucce, da parte del segretario, potrebbe essere un'idea non particolarmente azzeccata.