Lunedì 14 Luglio 2025
CLAUDIA MARIN
Politica

La leader Cisl Fumarola: “Le riforme vanno pensate. Serve un patto sociale”

L’amarezza della sindacalista: al centrosinistra sono mancate le proposte. “La questione salariale? Affrontiamola per una volta senza demagogia”

La leader Cisl Fumarola: “Le riforme vanno pensate. Serve un patto sociale”

Roma, 12 giugno 2025 - Segretaria Fumarola, lei ha espresso rammarico per l’uso inappropriato dello strumento del referendum su nodi delicati come lavoro e cittadinanza: che cosa non la convince?

“Perché riforme così complesse non si fanno per abrogazione – avvisa netta la leader della Cisl, Daniela Fumarola –. E il mercato del lavoro non si governa guardando al passato, né polarizzando il clima sociale e politico. Dobbiamo costruire nuove tutele universali, e dobbiamo farlo insieme, unendo le competenze e le responsabilità, non facendo un “all in“ politico contro questa o quella maggioranza. Il vero sconfitto di questa tornata referendaria è stato il merito, il bisogno reale e profondo di leggere il presente, di abbandonare i feticci ideologici, di dare unità su risposte adeguate di protezione e promozione della persona che lavora o cerca lavoro”.

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Qual è l’aspetto che più l’ha turbata?

“Il rammarico più grosso è aver utilizzato il referendum sulla cittadinanza. Un boomerang micidiale e preannunciato che rischia di cristallizzare, così com’è, una legge sbagliata. Continueremo a lavorare per una riforma vera, organica, che unisca inclusione a integrazione accelerando i percorsi e introducendo forme di ius scholae per le seconde generazioni. Ci sono 800mila ragazzi che sono già italiani in tutto e per tutto e che aspettano solo un riconoscimento formale. Dobbiamo fare questo passo, che non è né di destra né di sinistra: è giusto, e va compiuto con l’apporto di tutti e coinvolgendo le parti sociali”.

Daniela Fumarola, Segretaria Generale Cisl
Daniela Fumarola, Segretaria Generale Cisl

Sul lavoro, invece, quale è la vostra ricetta?

“Oggi non siamo di fronte a una crisi di occupazione, ma di qualità del lavoro. I dati parlano chiaro: crescono gli occupati stabili e a tempo indeterminato, in tutte le aree del Paese. Ma bisogna elevare il valore aggiunto espresso dall’occupazione, incrementare i salari redistribuendo la produttività. Servono più sicurezza, più formazione, nuove tutele universali, partecipazione. Per questo occorre un nuovo ’Statuto della Persona’ nel mercato del lavoro. Un impianto moderno che accompagni le transizioni, tuteli i percorsi discontinui, colleghi reddito, apprendimento, orientamento garantendo ogni individuo a prescindere dal tipo e dalla natura del lavoro che svolge o che intende cercare”.

Come si deve affrontare, invece, la questione salariale?

“La questione salariale va affrontata senza demagogia. Occorre rinnovare tutti i contratti privati e pubblici scaduti, estendere la contrattazione non solo aziendale, ma anche territoriale, che è la vera leva per raggiungere anche il lavoro più frammentato nelle piccole imprese. È poi inaccettabile quello che sta accadendo nei rinnovi della sanità e degli enti locali. Due contratti fermi per l’immobilismo irresponsabile di alcune sigle. Le stesse che hanno firmato in passato accordi pubblici ben al sotto delle soglie inflazionistiche oggi per una logica benaltrista frenano circa 20 miliardi di massa salariale aggiuntiva”.

Il rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio, per di più, ha svelato l’effetto perverso del fiscal drag: operai e impiegati finiscono per pagare 370 milioni in più del previsto.

“È un richiamo che va ascoltato. Bisogna ripristinare un meccanismo automatico di restituzione delle risorse drenate. La redistribuzione fiscale è essenziale in particolare per rilanciare le condizioni di un ceto medio che ha subito colpi durissimi in questi anni di alta inflazione. Bisogna alleggerire il peso del secondo scaglione Irpef, portandolo dal 35 al 32%, estendendone l’applicazione fino a redditi da 60mila euro l’anno. Allo stesso modo va resa più accessibile la defiscalizzazione al 5% per i premi di produttività, superando i vincoli incrementali”.

Per il vostro pacchetto complessivo di proposte puntate sempre a un patto sociale con il governo?

“Non c’è via migliore per fare riforme, soprattutto in vista della fine del Pnrr. Bisogna costruire un’alleanza della responsabilità, su cui il governo e anche altre associazioni imprenditoriali si sono espresse favorevolmente nelle scorse settimane. È la strada per aumentare i salari e la produttività, ma anche di investire in formazione e innovazione, costruire una nuova politica industriale, affrontare il tema della sanità, delle pensioni, della politica dei redditi e di un fisco più equo”.