Nordio rivede la riforma Cartabia su reati mafiosi e arresti. "Svolta o si blocca tutto"

Allo studio un decreto per correggere alcuni effetti delle norme precedenti. Verso la revisione dell’obbligo della querela di parte. Salvini: "Ora è una follia"

L’ex magistrato Carlo Nordio, 75 anni, è il ministro della Giustizia (Ansa)

L’ex magistrato Carlo Nordio, 75 anni, è il ministro della Giustizia (Ansa)

Roma, 16 gennaio 2023 - Il ministro della Giustizia Carlo Nordio prepara modifiche alla riforma presentata da Marta Cartabia (Guardasigilli del governo Draghi) in vigore dal 30 dicembre. Il ministro è convinto che servano "interventi urgenti", di tipo normativo per affrontare le "criticità emerse" con l’applicazione della recente riforma, una delle condizioni vincolanti poste dall’Unione europea per l’ok al Pnrr e "garantire all’Italia le risorse indispensabili per la ripartenza". Sotto il faro di via Arenula c’è la questione della procedibilità per alcuni reati previa querela di parte. Una misura pensata con l’obiettivo di abbattere il numero dei processi e ispirata dal principio che, se la vittima non esprime la scelta di chiedere giustizia in sede penale (agendo o meno in sede civile), lo Stato si allinea a questa volontà. La lista post riforma prevede la querela di parte per i reati di truffa, frode informatica, appropriazione indebita, violazione di domicilio, lesioni personali dolose, molestie, violenza privata, danneggiamento, sequestro di persona non aggravato, furto anche aggravato, lesioni lievi, lesioni personali colpose stradali gravi o gravissime. Il clima politico però sta cambiando.

Dopo l’allarme lanciato da molte procure e magistrati antimafia, ora il governo valorizza lo scenario intimidatorio in cui il reato si compie riflettendo sulla procedibilità a querela in contesti mafiosi (e non solo). L’esempio di cronaca arriva da Palermo dove, tre giorni fa, la stessa procura è stata costretta a chiedere la scarcerazione di tre imputati di lesioni – aggravate dal metodo mafioso – per mancanza di querela. Le vittime, interpellate dal giudice, si sono infatti rifiutate di querelare gli autori del pestaggio. Il rischio che i malavitosi uscissero dal carcere, inviando un chiaro messaggio di impunità, è stato evitato solo grazie alla detenzione per altri reati. "L’aggravante mafiosa impone un ripensamento in tempi rapidi", è il pensiero di Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm. E la variante mafiosa non è l’unica sotto esame.

Il carniere degli avversari della riforma Cartabia presenta una fitta casistica. Un esempio per tutti. A Jesolo, in Veneto, ladri sorpresi in flagranza di reato nel tentativo di scassinare la cassaforte di un hotel sono scampati all’arresto per mancanza di querela del titolare, residente all’estero. Il pm romano Eugenio Albamonte rimarca il caso di città turistiche, come Roma, dove i borseggi sono una miriade. "Una depenalizzazione camuffata", paventa il procuratore di Napoli Luigi Riello. E c’è il caso dei fascicoli già aperti nel 2022: entro 90 giorni dovranno essere ricontattate le vittime dei reati ora perseguibili a querela. Altrimenti sarà archiviazione.

"Sono convinto che il governo porrà rimedio ad alcuni errori di valutazione – anticipa il vicepremier leghista Matteo Salvini –. Adesso, se ti beccano in flagranza che stai rapinando o rubando ma non c’è denuncia, torni a casa. È una follia". "Sono in corso le valutazioni necessarie a riconsiderare alcune scelte di rendere procedibili a querela reati contro il patrimonio in contesti mafiosi e altre ipotesi di reato che, per il contesto in cui maturano, rendono indispensabili provvedimenti cautelari di urgenza", esplicita una nota del ministero della Giustizia. "La riforma può e deve essere modificata laddove emergano isolate criticità. Non ci saranno stravolgimenti, solo correttivi chirurgici", promette il viceministro Francesco Sisto (FI). Ma la revisione non potrà ignorare gli impegni già presi con l’Europa.