
Un corteo pro Palestina lungo i viali di Torino del novembre scorso
Roma, 21 giugno 2025 – La richiesta di Trump all’Iran di una resa senza condizioni è stata inutile e sgarbata. E infatti è stata respinta. L’Iran sarà pure il Male Assoluto, ma è una nazione in piedi che sta dimostrando di sapersi difendere, nonostante i durissimi colpi subiti. (La sorpresa, semmai, è la difficoltà di Israele di parare tutti i colpi).
Resa incondizionata agli Alleati fu quella dell’Italia l’8 settembre del ’43 a Cassibile e quella della Germania l’8 maggio del ’45 a Berlino. Esempi improponibili.
Trump non ha una gran voglia di entrare in guerra. Generali e politici sono divisi e il suo elettorato non gradisce. Storicamente le guerre le hanno sempre fatte i democratici, tranne George Bush che vi fu costretto (in parte sbagliando) dopo l’11 settembre.
Il problema è dunque quello di trovare un compromesso che soddisfi Israele e l’Occidente (assolutamente contrari a che gli ayatollah abbiano la bomba) e consenta all’Iran di salvare la faccia, sia che Khamenei resti, sia che ceda il comando a uno dei suoi.
L’Agenzia Onu che controlla l’energia nucleare dice di non avere le prove che l’Iran avesse la bomba, ma riconosce che il livello di arricchimento dell’uranio aveva raggiunto livelli largamente superiori a quelli consentiti.
Per quale ragione se non quella di costruire la bomba?
Il Qatar ha fatto sapere a Giorgia Meloni che l’Iran non rinuncerà all’arricchimento dell’uranio.
Il problema è di sapere dove intende fermarsi e fin dove potrà farlo dopo i colpi subiti finora da Israele.
Non sembra che il nostro governo sia schiacciato su Trump. Il rapporto privilegiato resta, Meloni è tornata dal G7 con qualche speranza per un cessate il fuoco a Gaza e la convinzione che il presidente americano aspetti di vedere fino a che punto è vera l’intenzione dell’Iran di riprendere sul serio le trattative.
Ma l’allineamento con l’Europa è assoluto, come ha dimostrato l’adesione alla proposta italiana di gestire le tappe per portare le spese per la difesa (in senso molto lato) al 5 per cento del Pil nel 2035.
Si aggiunga, su un altro piano, il consenso europeo al Piano Mattei per l’Africa, certificato dal convegno di ieri con Ursula von der Leyen. Se si pensa alla diffidenza con cui era stato accolto in Italia dall’opposizione…
A proposito di opposizione, sarà interessante verificare le adesioni alla marcia contro il riarmo prevista a Roma per oggi. Gli organizzatori parlano dell’adesione di 440 sigle. In prima fila M5s e Verdi/Sinistra. Non si conosce la caratura della partecipazione del Pd che sul tema è notoriamente diviso. Ci saranno i Pro Pal? Si incendieranno bandiere? Comunque vada, sarà un esame di politica estera per il prossimo ‘campo largo’.