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Rimboccatevi le maniche, ha detto Mattarella giovedì: le riforme devono essere il cuore dell’agenda dei prossimi anni. Ha sottolineato pure che a lui non compete la scelta nel merito, tanto che ieri il leader Pd Letta ha preso la palla al balzo e ha proposto ai partiti di discuterne "in una sezione apposita" (richiesta messa nero su bianco dalle capigruppo Malpezzi e Serracchiani) trovando consensi. Però il presidente ha tenuto a ribadire la centralità del potere legislativo, indicando come nodi da sciogliere l’eccesso di decretazione d’urgenza e i tempi stretti per l’esame di leggi fondamentali come quella di bilancio. Il bandolo è in buona parte nelle mani dell’esecutivo, e all’esecutivo Mattarella chiedeva di cambiare andazzo. Ma margini di manovra il Parlamento ce l’ha: se è irrealistico intervenire sulla Costituzione a un anno dal voto, può "adeguare" i regolamenti che scandiscono la sua attività, come suggerito dal capo dello Stato. Percorso avviato sia al Senato che alla Camera: potrebbe concludersi prima delle ferie. Corsie preferenziali Il governo giustifica il ricorso ai decreti e al voto di fiducia con l’urgenza di normare le situazioni. Per togliere appigli, si ragiona di introdurre nei regolamenti corsie preferenziali per i ddl di Palazzo Chigi, fissando tempi certi per l’approvazione delle Camere. Un freno ai transfughi Per ridare credibilità al Parlamento ed evitare rallentamenti nell’attività delle commissioni a causa del cambio di casacca, deputati e senatori stanno mettendo a punto norme per disincentivare (per Costituzione gli eletti non hanno vincolo di mandato) il passaggio da un gruppo all’altro. Come? Colpendo economicamente i transfughi. Adesso un parlamentare si porta dietro una dotazione economica per il funzionamento dei gruppi. Dalla prossima legislatura questo sarà impossibile: chi accoglie i voltagabbana non avrà soldi in più. Seduta comune Per ora resta nel libro dei sogni la riforma ...
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