Mercoledì 18 Giugno 2025
RAFFAELE MARMO
Politica

La selva oscura dei regolamenti frena l’Europa

L’urgenza di cambiare

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (D), il presidente di Confindustria Emanuele Orsini e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, in occasione dell'Assemblea di Confindustria a Bologna, 27 maggio 2025 (Ansa)

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (D), il presidente di Confindustria Emanuele Orsini e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, in occasione dell'Assemblea di Confindustria a Bologna, 27 maggio 2025 (Ansa)

C’è un’Europa che non piace ai cittadini e alle imprese. È l’Europa che regola forme e modalità d’uso dei tappi delle bottiglie di plastica o disciplina nel dettaglio la misura adeguata dei funghi. O, per guardare al bersaglio grosso, è l’Europa che fissa ideologicamente i termini e i tempi della transizione green, costringendo interi settori, a cominciare dall’automotive, alla resa incondizionata all’elettrico cinese.

Ebbene, questa è l’Europa che allontana i popoli e mette in crisi se stessa. A dirlo con determinazione, in un plastico passaggio di testimone, sono uno dopo l’altro, all’assemblea nazionale di Confindustria, per la seconda volta nella storia in scena fuori Roma, nella capitale dei distretti padani, a Bologna, il presidente degli industriali, Emanuele Orsini, la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, e la premier, Giorgia Meloni. La critica e l’autocritica sull’assetto iper-regolatorio, oltre ogni ragionevole tollerabilità e immaginazione kafkiana, sono il più forte leitmotiv dei tre interventi. Un filo rosso che permette di cogliere da tre angolature diverse quale disastroso impatto economico e sociale, ma anche politico-culturale e simbolico, abbiano prodotto quei milioni di chilometri quadrati di regolamenti e direttive frutto del Grande Fratello di Bruxelles. E, del resto, a scrutare gli umori e a misurare gli applausi della platea degli imprenditori italiani si capisce bene come la questione sia avvertita come la priorità delle priorità per salvare la manifattura, i sistemi industriali, l’occupazione, i salari, le possibilità di crescita, e, dunque, la democrazia e la libertà del Vecchio Continente.

Ma se questo è, come invertire la rotta? A spiegarlo, con poche, nette parole sull’impostazione del cambio di paradigma, è in fondo la stessa principale rappresentante della più importante istituzione europea. "La nostra risposta deve essere un’Europa che non frena chi rischia e innova, ma lo sostiene. Che sblocca gli investimenti e investe sulle persone. Un’Europa dove le storie di successo, e non i tappi attaccati alle bottiglie di plastica, sono il simbolo delle priorità europee".