di Elena G. Polidori
"Il Movimento è stato l’unica forza politica a fare proposte di sinistra: i bonus, il reddito di cittadinanza, il decreto dignità, la riduzione dell’orario di lavoro, il salario minimo...". E se il M5s ha potuto fare questo, ma soprattutto trasporre in legge il reddito di cittadinanza, lo deve a Domenico De Masi, sociologo, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione de "La Sapienza", per molti "ideologo" dei grillini, amico personale di Grillo stesso che ieri, quand’è morto a 85 anni per una malattia fulminea scoperta di recente, lo ha salutato così: "Se ne è andato un grandissimo sociologo, con un innato senso dell’umorismo, una specie rarissima. Ti abbiamo voluto bene in tanti. Ci vediamo Altrove, Domenico".
L’annuncio della morte del professore è stato dato proprio da una nota dei 5 Stelle, ma il cordoglio della politica è stato unanime, a partire da quello, commosso, di Giuseppe Conte: "Una mente lucida e indipendente. Per me e il M5se è stato un amico sincero e un interlocutore privilegiato". Tutta la politica, da sinistra a destra, riconosce oggi a De Masi in primo luogo la libertà intellettuale. E spinge anche un esponente di FdI come Alfredo Antoniozzi a parlare di un "brillante sociologo, che aveva radici di sinistra, ma non spegneva mai le ragioni altrui, non conoscendo la faziosità, come ha confermato Adolfo Urso che è stato suo discepolo all’Università".
De Masi era soprattutto uno studioso del mondo del lavoro, del suo evolversi in una società post industriale, tema che era anche al centro del suo ultimo libro, La rivoluzione del lavoro intelligente che stava presentando proprio in questi giorni a Rotello (Campobasso) dove lo ha sorpreso la malattia. Il lavoro sempre fulcro dei suoi studi, delle sue analisi, delle sue proposte, delle sue battaglie come sostenitore di un progressivo allargamento della platea dello smart working ovvero del cosiddetto “lavoro agile“, partendo dalla considerazione che l’attuale sistema economico italiano fosse inadeguato alle esigenze della società post-industriale, in particolare alla necessità di condurre una lotta efficace alla povertà e al precariato.
Arrivando a teorizzare anche l’ozio creativo, "una situazione in cui si lavora senza accorgersi di farlo", una sintesi tra chi si limita a godersi la vita e chi è troppo laborioso e alla fine muore di fatica. Una sintesi, diceva, tra piacere e dovere.