Mercoledì 24 Aprile 2024

La maggioranza va sotto sul Def alla Camera, decreto lavoro in bilico. Cosa succede ora

Troppe assenze, mancano 6 voti: bocciata la risoluzione che autorizza l’indebitamento. Corsa contro il tempo per il varo delle nuove misure entro lunedì. L’opposizione: dilettanti.

Sei voti mancanti per le numerose assenze di deputati della maggioranza alla Camera e, per la prima volta nella storia della Repubblica, la risoluzione che autorizza l’indebitamento e fa da premessa al voto sul Def viene bocciata.

La maggioranza va sotto  Pasticcio Def alla Camera,  decreto lavoro in bilico  Meloni: sono senza parole
La maggioranza va sotto Pasticcio Def alla Camera, decreto lavoro in bilico Meloni: sono senza parole

Passo falso

Un passo falso clamoroso, una caduta in aula senza precedenti che manda su tutte le furie Giorgia Meloni, in visita a Londra, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. "Sono senza parole", scrive nella chat di Fratelli d’Italia la premier, accusando senza complimenti i suoi deputati che non c’erano.

La rabbia della Meloni

E non nasconde neanche pubblicamente la sua rabbia: "È stato un brutto scivolone ma non un segnale politico. Il Def verrà approvato dal Parlamento nei prossimi giorni, nelle prossime ore, manterremo il nostro impegno compreso il Cdm del primo maggio che per me, per ora è confermato". Né da meno è il titolare di Via XX Settembre: "Nessun problema politico, è che i deputati o non sanno o non si rendono conto".

La pezza

A fine serata, governo e maggioranza rimediano allo scivolone, dopo consultazioni anche con il Colle. Nel pomeriggio un consiglio dei ministri convocato d’urgenza approva un nuovo Documento di economia e finanza che lascia i saldi di bilancio invariati, ma fissa una modifica nella relazione che lo accompagna con la previsione di una maggiore attenzione per le famiglie e i lavoratori a basso reddito.

Cosa succede ora al Def

Quanto basta o dovrebbe bastare per riproporre all’approvazione del Parlamento un Def di fatto respinto. Tant’è che oggi, a strettissimo giro, sono di nuovo previste sedute al Senato e a Montecitorio per il nuovo via libera ai documenti economici. Premessa indispensabile per il varo, lunedì, del decreto legge sul taglio del cuneo e sul nuovo reddito di cittadinanza.

Il voto

Ma la clamorosa sconfitta in aula resta. E si materializza, nello sconcerto generale, nel primo pomeriggio. Per sei voti il centrodestra non raggiunge il quorum richiesto di 201 sì (la maggioranza assoluta) e si ferma a 195 voti favorevoli (105 gli astenuti – Pd, M5s e Terzo polo, ad eccezione di Roberto Giachetti che vota a favore – e 19 i contrari – i deputati di Avs –). Giorgetti assiste sconcertato in aula, mentre un incredulo presidente di turno, Fabio Rampelli, sospende la seduta tra gli applausi delle opposizioni.

L’opposizione

Opposizioni che partono all’attacco senza risparmio contro governo e maggioranza. "Delle due l’una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza. In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese di dilettantismo", accusa la segretaria del Pd Elly Schlein. Altrettanto duro e drastico il capogruppo dei 5 Stelle, Francesco Silvestri, secondo il quale la premier dovrebbe "recarsi subito al Quirinale".

La maggioranza

Sconsolato, il capogruppo di FdI Tommaso Foti ammette: "Francamente aver fatto una scivolata di questo tipo su un argomento per noi molto importante ha poca giustificazione". Irritato e infuriato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che per tutta la mattinata ha mandato messaggi per la presenza in aula dei deputati.

Ma è la premier la più arrabbiata di tutti, anche perché la doccia fredda arriva mentre è all’estero: "Noi non ci stiamo risparmiando e nessuno si deve risparmiare. Ma francamente non credo che sia stato un segnale politico, per paradosso anzi è accaduto per un eccesso di sicurezza. Ora si deve fare una ulteriore considerazione sui parlamentari in missione, ma non ci vedo un problema politico. Il Def sarà approvato, manterremo i nostri impegni". Il riferimento della presidente del Consiglio è agli assenti che hanno determinato lo scivolone. In tutto, scorrendo i tabulati, alla maggioranza mancano 45 voti. Ma bisogna distinguere tra assenze giustificate e i deputati non presenti al momento del voto ma non in missione.

Il voto: chi è mancato?

Nel dettaglio, risultano non partecipanti al voto 14 deputati di FdI, di cui 9 in missione (su 117 hanno votato in 103); 14 i deputati tra le file di Forza Italia che non risultano presenti al voto, di cui 5 in missione (su 44 deputati hanno votato in 30); 15 invece i non partecipanti al voto nella Lega, di cui 4 in missione e va segnalata l’assenza di Umberto Bossi per malattia (su 65 hanno votato in 50). Infine, su 10 deputati di Noi moderati hanno votato in 8. Dunque, tirando le somme, 5 gli assenti per così dire ingiustificati tra le file di FdI, 9 in Forza Italia e 11 nella Lega. Quanto basta per un redde rationem che si preannuncia duro.