
La lezione di Mattarella. Avviso a politici e industriali: "Non cavalchiamo le paure. E basta col lavoro povero"
Doveva essere l’ultima assemblea annuale del leader attuale degli industriali, Carlo Bonomi. È diventata l’occasione per uno dei più significativi moniti del Presidente della Repubblica, accolto dagli imprenditori di Confindustria riuniti all’Auditorium del Parco della Musica con una sequenza di standing ovation con rarissimi precedenti (forse solo per Carlo Azeglio Ciampi). Applausi a scena aperta e di fronte alla stessa premier Giorgia Meloni per un avviso ai naviganti severo e intenso che Sergio Mattarella ha lanciato soprattutto ai rappresentanti delle imprese e al governo: "No al capitalismo di rapina e no al dirigismo", ma, innanzitutto, nessun cedimento alle paure o, peggio, alla "tentazione cinica di cavalcarle". Così come, specularmente, all’altra tentazione, quella di pensare di fare da soli, senza l’Europa. Perché il rischio è di scivolare verso le dittature.
Dunque, se il numero uno di Viale dell’Astronomia si congeda dalla sua base così come ci si poteva attendere alla vigilia della manovra, con almeno tre messaggi all’esecutivo ("Non serve il salario minimo contro il lavoro povero, ma valorizzare la contrattazione", "C’è bisogno del taglio strutturale del cuneo", "No a riforme non condivise"), il Capo dello Stato non risparmia passaggi sui nodi più legati alle emergenze: "Troppi giovani cercano lavoro all’estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili". E non manca di tornare sul dramma delle morti sul lavoro: la sicurezza "interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno".
Ma sceglie soprattutto la via del monito politico che valga per tutti, a cominciare da chi, nella maggioranza o nell’opposizione, ma anche nell’impresa, sceglie le scorciatoie o le soluzioni populiste. Parole che vengono interpretate da più parti come rivolte principalmente al numero uno della Lega sull’immigrazione, ma anche a chi, a sinistra, agita la piazza per soffiare sul fuoco del disagio sociale. Per finire a quegli imprenditori che considerano il profitto come l’unico obiettivo dell’attività economica. Mattarella prende le mosse dalla Grande Depressione e cita il famoso discorso di Franklin Delano Roosevelt: "Dobbiamo avere paura solo della paura stessa". E spiega: "Si era nell’ambito della Grande depressione economica del 1929 e si fu capaci di passare al New Deal, al Nuovo Patto che vide gli Usa affrontare i drammatici problemi economici e occupazionali che li avevano devastati, assumendo la leadership del mondo libero". Il punto è che in Europa in Paesi come la Germania e l’Italia gli esiti furono opposti: "La crisi del capitalismo, in quegli anni, mise in discussione anche gli ordini politici esistenti, registrando un diffuso malcontento verso la democrazia, ritenuta noiosa e inefficace rispetto ai totalitarismi che si erano affacciati e che si stavano consolidando".
E così, dopo giorni di allarmi su tenuta economica e gestione dei migranti e con l’accendersi del dibattito sul rapporto tra Italia ed Europa, le parole di Mattarella indicano una rotta ben precisa. Cita Luigi Einaudi: "È necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché se stessi. Oggi diremmo a noi stessi e agli altri popoli coi quali abbiamo deciso di raccoglierci nell’Unione europea". Ma anche l’impresa deve fare la sua parte. Da qui la messa in guardia dal "dirigismo economico e dal protezionismo" che è "tipico delle esperienze autoritarie". Da qui l’esigenza di rifiutare "spinte di ingiustificate egemonie delle istituzioni nella gestione delle regole o, all’opposto, di pseudo-assolutismo imprenditoriale, magari veicolato dai nuovi giganti degli Over the top che si pretendono, spesso, legibus soluti".