
Il Viminale: Ma il vulnus risale alla Turco-Napolitano
Il trattenimento degli immigrati nel Cpr comporta un "assoggettamento fisico all’altrui potere", con ricadute "dirette sulla libertà individuale". Lo hanno deciso i giudici della Corte Costituzionale, pur rigettando i ricorsi relativi ai dubbi di incostituzionalità sollevati dal Giudice di pace di Roma sul Testo unico sull’immigrazione. Tuttavia, gli stessi giudici hanno chiarito che dev’essere il legislatore a dover intervenire per redimere problemi o vuoti normativi scaturiti da queste misure, ritenendo così la presenza di un "effettivo vulnus normativo", poiché non rispetta la riserva assoluta di legge in materia di libertà personale. Dunque: vi è l’assenza di una legge chiara sui "modi" e i procedimenti della restrizione della libertà personale nei Cpr, e la norma vigente risulta "del tutto inidonea a definire quali siano i diritti delle persone trattenute".
Il motivo che ha portato la Corte a decidere deriva dal fatto che non spetta alla Corte colmare il vuoto legislativo, ma è compito "esclusivo del Parlamento introdurre una disciplina organica che tuteli pienamente i diritti fondamentali delle persone trattenute". I giudici invitano, dunque, il Parlamento a realizzare una norma "chiara, precisa e rispettosa della Costituzione".
In seguito alla sentenza della Consulta gli avvocati milanesi Eugenio Losco, Mauro Straini e Gianluca Castagnino hanno depositato una richiesta di "immediata liberazione" per un loro assistito ristretto nel Cpr di Ponte Galeria a Roma. Un effetto domino, a loro parere, perché in assenza di una disciplina legislativa dei modi del trattenimento, "tutti i trattenuti" nei centri di permanenza per i rimpatri "debbano essere liberati".
In serata, è arrivata la replica da parte di fonti del Viminale, sottolineando che la legge istitutiva dei Centri di permanenza per il rimpatrio risale al ‘98, ovvero alla legge Turco Napolitano. L’odierna pronuncia della Corte Costituzionale, stando alle fonti, mette in luce quindi "una carenza risalente nel tempo senza tuttavia mettere in discussione la legittimità dell’utilizzo dei Cpr per il rimpatrio dei migranti".
Non si fa attendere la reazione del segretario di +Europa, Riccardo Magi (foto), che definisce i Cpr luoghi di coercizione. Magi si è rivolto ai giudici di pace chiedendo loro di "non fare finta di niente" e, alla luce della pronuncia della Consulta, "dovrebbero sospendere le convalide di trattenimento nei Cpr mentre il Parlamento dovrebbe immediatamente seguire l’indicazione della Corte e correre ai ripari".
Stela Mehmeti