Lunedì 14 Luglio 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Lo Ius scholae agita la destra. Convergenze FI-Pd (con smentita)

Cauta la maggioranza: “Discutiamo”. Un’apertura dell’azzurro Nevi al mattino mette in fibrillazione il Parlamento. Poi Tajani frena. Ma da Conte a Schlein sono pronti a stanarlo: “Mettano ai voti”

Lo Ius scholae agita la destra. Convergenze FI-Pd (con smentita)

Roma, 4 luglio 20205 – Adelante con juicio. Anzi, avanti con molto giudizio. Antonio Tajani a metà mattinata corregge il portavoce del partito, Raffaele Nevi, che ieri si era detto pronto a votare con il Pd lo Ius scholae (ribattezzato Ius Italiae dal leader). Solo che si tratta di una conferma mascherata da smentita: “È il Pd che vota la nostra proposta, non il contrario. E noi siamo pronti a discuterla con tutti. Il Parlamento è sovrano”. Apriti cielo: la Lega spara a zero. “È una proposta tecnicamente sbagliata, irricevibile dal punto di vista politico e tecnico”, dice Rossano Sasso. Il più infuriato è il capo di Noi Moderati, Maurizio Lupi: “La nostra posizione è nota, ma le forzature sono controproducenti, rischiano di spaccare la maggioranza”. FdI brilla per diplomazia: “Il fatto che Forza Italia abbia una posizione diversa dalla nostra non crea particolari tensioni – avverte il responsabile dell’organizzazione, Giovanni Donzelli – Quando e se arriverà in aula, si discuterà. Chi, a sinistra, spera nella crisi sarà deluso”.

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Da sinistra Ignazio La Russa (FdI), Antonio Tajani (FI) e Matteo Salvini (Lega) - Foto Imagoeconomica

Nemmeno dentro Forza Italia c’è unanimità. Licia Ronzulli, che a questa riforma della cittadinanza è sempre stata contraria, sbotta: “La sinistra cerca di usare l’arma di distrazione di massa dello Ius scholae per nascondere la vera notizia: stiamo facendo la separazione delle carriere dei magistrati”.

In realtà, chi distrae con quel tema sarebbe il suo leader. Un po’ per l’insurrezione della maggioranza, molto per il rapido scambio di parole con Giorgia Meloni che incontra a Palazzo Chigi quando si tratta di ricevere il premier malese, Anwar bin Ibrahim, Tajani nel pomeriggio frena. Rivede il punto chiave delle dichiarazioni, in cui si diceva pronto a trattare con tutti. La nuova linea? Non è disposto a mediare con nessuno: “Non trattiamo sulla nostra proposta”. Insomma, il disegno di legge è quello di FI, dieci anni di buona scuola per ottenere la cittadinanza. Non è un cambio da poco. Per il Pd votare una legge senza possibilità di modifica è difficilissimo. Non per la minoranza che, al contrario, spalanca le porte: “L’apertura di Forza Italia è una possibilità che va verificata”, apre le danze Filippo Sensi. Gli altri seguono a ruota.

Conte intravede il colpo grosso e non esita un attimo: “Se non è una chiacchiera estiva, noi non aspettiamo altro”. Carlo Calenda quasi lo batte in rapidità: “Se FI porta la proposta al voto la sosteniamo”. Matteo Renzi prova a stanare il leader azzurro nel corso del question time al Senato: “Stavolta fa sul serio?”. Ma Tajani si smarca: “Sono qui per rispondere a un’interrogazione non come segretario di partito, ma come ministro degli Esteri”. La maggioranza del Pd resta muta e basterebbe questo a segnalare la difficoltà del caso. Poi trincera dietro una polemica da talk show: “Se non la calendarizzano subito vuol dire che è solo una polemica estiva”, avverte Ouidad Bakkali, prima firmataria del ddl del Pd. Non è detto, ma serve al partito per tirarsi fuori d’impaccio.

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Almeno per ora il Pd sarebbe orientato a votare contro. Non c’è bisogno di dirlo finché tutto si riduce a belle parole. Che Tajani arretri non è facile. Quelle sullo ius Italiae non sono battute estemporanee, ma il riflesso di una strategia precisa sulla quale martella la famiglia Berlusconi, FI deve dotarsi di un’identità ben distinta da quella degli alleati e la strada è una: insistere sui diritti civili. Non a caso anche sul fine vita FI valuta la possibilità di rompere il fronte della maggioranza rimettendo in discussione l’esclusione del Servizio sanitario nazionale dai suicidi assistiti. Quindi pure senza forzare troppo i tempi (“non è una priorità”) è probabile che a settembre Tajani chieda di iniziare a discutere la legge in commissione, accettando il rischio di una spaccatura della maggioranza che, malgrado le rassicurazioni di FdI, inevitabilmente c’è. Forse lo farà sperando di portarla a casa, forse puntando su un voto contrario della sinistra che gli garantirebbe bella figura e zero guai.