
La premier Giorgia Meloni, 48 anni
Pronti a un patto con le parti sociali per sostenere le imprese in difficoltà o che vogliono crescere o puntare su altri mercati, con una dotazione di risorse che può arrivare, se serve, a 25 miliardi. Ma, nello stesso tempo, anche e innanzitutto attivi e pronti per il dialogo con gli Usa per aprire una trattativa che porti a azzerare i dazi tra Europa e Stati Uniti. È questa la doppia linea di azione che Giorgia Meloni mette sul tavolo di Palazzo Chigi nel summit con i vertici delle associazioni delle imprese, Confindustria in testa. E sarà proprio l’obiettivo "zero per zero" al centro della visita che Giorgia Meloni, con la benedizione di Ursula von der Leyen e del presidente Sergio Mattarella, farà a Washington per incontrare Donald Trump il 17 aprile prossimo, alla vigilia della visita del vicepresidente Vance in Italia.
25 MILIARDI SUL TAVOLO La premier, con tutti i big del governo, passa l’intero pomeriggio in ascolto dei rappresentanti delle associazioni imprenditoriali che illustrano condizioni, conseguenze e rischi dei dazi americani, settore per settore. Una discussione che scende nei numeri delle filiere produttive dei differenti comparti. Alla fine, tocca a lei tirare le somme. Ripete che i dazi sono una "decisione sbagliata". E, però, si tratta di definire come fronteggiarli. Da qui l’indicazione delle linee lungo le quali intende muoversi. In primo piano le risorse: tra le pieghe del Pnrr 14 miliardi "possono essere rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività", spiega la presidente del Consiglio, aggiungendo che nell’ambito dei fondi per la coesione e dal Piano Energia e Clima "circa 11 miliardi di euro possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti". In totale 25 miliardi per i quali, però, serve un "un forte negoziato con la Commissione Ue per un regime transitorio sugli aiuti di Stato e una maggiore flessibilità" nella revisione dei fondi. Una strada che, per il momento, non vede tanto il favore di Bruxelles, almeno se questo significa revisione del Patto di stabilità.
IL PATTO DI MELONI L’obiettivo per Meloni è arrivare a "un nuovo patto per fare fronte comune rispetto alla nuova delicata congiuntura economica che stiamo affrontando". Una prospettiva che, a fine giornata, vede i vertici delle imprese favorevoli, con la stessa leader della Cisl, Daniela Fumarola, che apre all’approccio della premier. E, allo stesso modo, tutti gli stati maggiori delle categorie produttive condividono con il governo la necessità di "evitare una guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Ue e di scongiurare reazioni emotive che potrebbero amplificare gli effetti delle misure commerciali in discussione".
IL VIAGGIO DA TRUMP La premier conferma, dunque, che il 17 prossimo incontrerà il Presidente Usa. L’obiettivo, la vera "sfida", è convincere Trump che la soluzione migliore per tutti è la formula "zero per zero", azzerare i dazi per evitare danni tanto all’Unione europea quanto agli Stati Uniti. La sfida nella sfida è riuscire nell’impresa per conto dell’Europa. "Dobbiamo lavorare con l’Unione Europea per definire un accordo positivo", spiega alle categorie produttive. Pone l’accento più volte, nel suo discorso, sulla necessità di uno stretto raccordo con i 27 dopo che in questi ultimi giorni si sono fatti più intensi i contatti con Ursula von der Leyen. Le mosse andranno concordate, certo, e la premier dovrà riferirne l’esito al suo rientro da Washington, perché è la Commissione ad avere il mandato a trattate per conto dell’Unione. Ma ben venga qualunque tentativo, il messaggio recapitato da Bruxelles a Roma. E se Meloni sa che è molto difficile che Trump abbracci oggi la prospettiva di "azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti", comunque accettare di sedersi davvero a un tavolo con l’Europa sarebbe considerato un successo.