Fachin
È, lui dice, "ambientalista convinto", ma guai – ci insegna – a "demonizzare il petrolio e il gas naturale, perché a breve e medio termine i combustibili fossili sono ancora necessari". È Elon Musk, e solo Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo (la classifica è di Forbes), può permettersi il lusso di essere tutto e il contrario di tutto, di fare il sovranista, ma sovranista a metà. Se parla lui, scivola inesorabilmente in secondo piano l’apparente contraddizione del profeta dell’auto elettrica che strizza l’occhio perfino a quel Donald Trump che nega con ostinazione le responsabilità dell’uomo per il cambiamento del clima.
E allora, quasi coerentemente vien da dire, a Roma, sul palco di Atreju, Musk può godersi una scrosciata di applausi quando dice che "in Europa ci sono troppe leggi, e se continuano ad aggiungerne non potremo più fare nulla". E subito dopo può godersi un’altra scrosciata di applausi quando afferma l’opposto: "Sull’intelligenza artificiale sono favorevole alle norme di supervisione, a un arbitro" perché altrimenti "l’opinione pubblica può essere manipolata". Sovranista, certo, ma "favorevole all’immigrazione", tanto che – dice – ce ne vorrebbe di più, anche se, ovviamente, dovrebbe essere regolare.
È supersovranista, Elon Musk, quando ordina a noi italiani di fare "più figli", perché "l’immigrazione da sola non può risolvere i problemi della denatalità". Ma, allo stesso tempo, è il più globale degli imprenditori, l’uomo che ha fabbriche e interessi in tutto il mondo e in ogni comparto, dall’automotive alla finanza e allo spazio, come raccontano le sue creature e le sue intuizioni, da Zip2 a X.com, da PayPal a SpaceX e Tesla, da Solar City a Hyperloop fino a Twitter-X. In fondo, forse, è proprio questo il privilegio di essere Musk: la (meritata) ricchezza ti rende libero. Libero anche di essere in disaccordo con te stesso.