Martedì 12 Novembre 2024
FEDERICA ORLANDI
Politica

Il premier Meloni contro i giudici di Bologna: “Sui migranti fanno propaganda”

Dopo il rinvio del tribunale alla Corte di giustizia europea della decisione sull’applicazione del dl Paesi sicuri. Strali da Salvini: "Spregiudicati, i clandestini se li prendano a casa loro". Ma Pd e Anm difendono i magistrati

Bologna, 31 ottobre 2024 – "Le argomentazioni con le quali il tribunale di Bologna chiede di disapplicare l’ennesima legge italiana è stato visto da molti più come un volantino propagandistico che un atto di tribunale. Se continuiamo così sarò io a chiedere che gli italiani qui non possano sbarcare, perché l’Italia non è un Paese sicuro, seguendo questo ragionamento".

La presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e il presidente del tribunale di Bologna Pasquale Licciardo: si infiamma la polemica si 'Paesi sicuri'
La presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e il presidente del tribunale di Bologna Pasquale Licciardo: si infiamma la polemica si 'Paesi sicuri'

Così la premier Giorgia Meloni replica alla scelta del tribunale felsineo, presieduto dal giudice Pasquale Liccardo, di rinviare alla Corte di Giustizia europea il caso di un cittadino bengalese che aveva chiesto protezione internazionale, domandando se dovesse procedere alla disapplicazione del decreto legge ‘Paesi sicuri’ voluto dalla presidente perché confliggente con la normativa comunitaria. Con tanto di provocatorio paragone con la Germania nazista, ritenuta certo "paese sicuro" dalla maggior parte dei tedeschi, fatti salvi ebrei, omosessuali, oppositori politici e rom. Si è alzato un polverone.

"C’è una minoranza di giudici che fa il male dell’Italia e smonta di notte quello che noi cerchiamo di fare di giorno, addirittura arrivando ad evocare Hitler, la Germania nazista, il fascismo... Pensate la spregiudicatezza", commenta ancora il vicepremier Matteo Salvini. "Mi sembra evidente che qualche magistrato faccia politica con la bandiera rossa in camera. Consiglio che si tolgano la toga, non possono portare la loro ideologia comunista in un tribunale: un giudice deve applicare la legge non interpretarla. Sennò si candidi con Rifondazione e faccia politica. E se gli piacciono i clandestini, li prenda a casa sua".

Si schiera invece a favore della scelta del tribunale la senatrice Pd Sandra Zampa: "Decisione rigorosa e impeccabile. Chiedere alla Corte europea, che sul tema ha già emesso una sentenza, di chiarire il concetto di sicurezza di un Paese, segnala una grande sensibilità dei giudici nei confronti del diritto e un profondo rispetto della vita umana, messo invece in discussione da decisioni superficiali. Trovo incredibile che si attacchi la magistratura perché fa il proprio dovere. Ma è dovere di chi fa politica rispettare lo stato di diritto e non attaccare un potere indipendente e autonomo".

E la segretaria del Pd locale Federica Mazzoni: "Questo decreto ha trasformato in norma primaria, in modo irresponsabile, l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio dei migranti: un atto gravissimo, che testimonia l’approccio ostile di questo governo nei confronti dei migranti e che mette in pericolo chi è già in condizioni di fragilità".

Si stringe ai magistrati bolognesi anche la giunta distrettuale dell’Anm Emilia-Romagna, con una nota ironicamente intitolata ‘Diritto dell’Unione europea in pillole’ in cui cita articoli della Costituzione e del Trattato sul Funzionamento dell’Ue: "Il tribunale ha posto un quesito sull’applicazione del diritto europeo attraverso una procedura di cooperazione attiva tra giurisdizione nazionale e Corte di giustizia per l’applicazione uniforme del diritto europeo. Insomma, ha chiesto un parere. È così grave l’applicazione della legge?"

Già ieri l’altro, dopo le prime critiche alla decisione, il presidente del tribunale Liccardo aveva spiegato: "Il rinvio è volto a ottenere con procedura d’urgenza l’uniforme interpretazione del diritto dell’Unione dagli organi giurisdizionali e da tutte le articolazioni dello Stato, tenute all’osservanza del diritto dell’Ue secondo l’interpretazione vincolante della Corte di Giustizia. Il tribunale ha chiesto di valutare l’interpretazione secondo la quale, anche in presenza di una lista di paesi sicuri adottata in questo caso con un decreto legge, esiste l’obbligo per il giudice nazionale, imposto dal diritto dell’Unione secondo una recente sentenza della Corte di Giustizia, di disapplicare l’inserimento del paese d’origine dalla lista di quelli sicuri, ogni volta in cui anche una categoria limitata di persone venga perseguitata o minacciata gravemente".