
Il vicepremier: "Non penso che il Colle sia contro gli organismi antimafia. L’emendamento è pronto". Opposizioni all’attacco del leader leghista. Ma anche tra gli alleati del centrodestra c’è freddezza.
Uno scontro sulle regole che diventa un caso politico. Il caso nasce da qui: la Lega vorrebbe che i controlli antimafia per il Ponte sullo Stretto fossero come quelli applicati per Expo, Olimpiadi e Ponte Morandi. E su questo schema è già pronto l’emendamento da inserire nel decreto Infrastrutture per recuperare la misura espunta dal testo finale perché, secondo invece la presidenza della Repubblica, quelle procedure speciali "non sono affatto più severe" di quelle ordinarie in vigore. Ieri a tarda sera, fonti della maggioranza hanno assicurato "massima collaborazione istituzionale", ma qualcosa continua a non tornare, anzi.
Nella narrazione di Salvini, l’accentramento servirebbe a rafforzare la prevenzione sull’opera: una versione però smentita dall’Ufficio stampa del Quirinale, secondo cui – invece – la procedura speciale "autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia", precisando che "la norma sui controlli antimafia non era contenuta nel testo preventivamente inviato al Quirinale", ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri. La legislazione in vigore – viene spiegato – contempla norme antimafia rigorose per le opere come il Ponte di Messina. La norma proposta prevedeva invece una procedura speciale – adottata finora soltanto in casi di emergenza, come i terremoti, o di eventi speciali, come le Olimpiadi – che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie. Basti ricordare che la procedura speciale, che veniva proposta, autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale", conclude l’ufficio stampa del Colle.
"Penso e spero – ha rilanciato Matteo Salvini – che nessuno si opponga a inserire più controlli possibili contro infiltrazioni mafiose. Non penso che il Quirinale sia contro gli organismi antimafia". Un’osservazione che, però, può anche essere letta come sfida, visto che nessuno ha fatto cenno a una riscrittura dell’emendamento nel solco di quanto suggerito dal Colle. Non hanno dubbi, in questo senso, le opposizioni. Il Pd parla di "nervosismo e preoccupante sgrammaticatura istituzionale", Angelo Bonelli (Avs) di "scontro istituzionale senza precedenti". Mentre per Giuseppe Conte "Salvini ha avuto un chiarimento che lo dovrebbe zittire almeno per qualche giorno". Si registra una certa freddezza anche da parte degli alleati di centrodestra.
Si attende, dunque, il testo dell’emendamento che la Lega presenterà alla Camera, da dove partirà l’iter di conversione del decreto. Ad aprile il Consiglio dei ministri ha deliberato "l’attestazione dei motivi imperativi di rilevante interesse pubblico" relativi alla realizzazione del Ponte, in quanto opera strategica per il Paese. E lunedì Salvini ha portato all’esame il decreto che comprende anche disposizioni urgenti per l’avvio delle cantierizzazioni del Ponte. La bozza del testo, a quanto si apprende, non è ancora transitata dagli uffici di Palazzo Chigi. Il vicepremier è pronto a "metterci la faccia",dicono nella Lega, gli italiani devono avere "la certezza che ogni euro speso non finisca nelle tasche sbagliate". In quest’ottica, si punta a "mettere il ministero dell’Interno, il ministero della Difesa, il ministero della Giustizia, le associazioni, i sindacati, le Procure, tutte in condizioni di lavorare al meglio".
Dal Quirinale ovviamente non arriva nessuna replica a Salvini. "Sarebbe opportuno – nota il dem Francesco Boccia – che Meloni chiedesse al suo vicepremier il massimo rispetto per il presidente della Repubblica e per le istituzioni, che la Lega continua a calpestare". Salvini, sostiene in ultimo il leader M5s Giuseppe Conte, "voleva smantellare alcuni presidi anticorruzione fondamentali", per un’opera che "non si realizzerà mai".