Il piano anti-femminicidi La ministra: più misure cautelari

Eugenia Roccella (Pari opportunità) al lavoro per aumentare gli interventi di prevenzione Saranno utilizzati maggiormente il braccialetto elettronico e gli ammonimenti del questore.

di Giovanni Rossi

Eugenia Roccella, ministra della Famiglia e delle Pari opportunità, combatte contro la piaga dei femminicidi. Quelli di Giulia e di Pierpaola, ultimi della serie, scuotono l’opinione pubblica e spingono il governo ad accelerare. La proiezione il 25 novembre scorso, sui muri di Palazzo Chigi, dei nomi delle 104 donne uccise fino a quel momento, "è una scia di sangue e la dobbiamo interrompere", è la promessa al Tg1. Ecco le misure: "Abbiamo rifinanziato, aumentandole di un terzo, le risorse per il piano anti-violenza e le case rifugio. Abbiamo diffuso il numero 1522, che è il numero rosa a cui bisogna ricorrere in caso di violenza. Abbiamo rifinanziato il reddito di libertà, le risorse a disposizione delle donne che non possono andare via di casa perché non hanno autonomia economica. C’è anche una nuova iniziativa: il microcredito di libertà", riassume la ministra al termine di una domenica di riflessione da coordinatrice del gruppo ministeriale che comprende il Guardasigilli Carlo Nordio e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. "Noi – annuncia Roccella – vogliamo rafforzare soprattutto le misure cautelari: quindi l’ammonimento, che è il cartellino giallo per l’uomo violento, il braccialetto elettronico che c’è e va usato di più, e l’obbligo di distanziamento". Con una raccomandazione speciale rivolta alla magistratura: nel caso una donna trovi la forza di denunciare, "il pm deve fare la valutazione del rischio in tempi brevi".

Sarà infatti nel campo della prevenzione il maggior numero di interventi previsti dal prossimo Consiglio dei ministri: "Penso faremo in tempo", è l’opinione di Roccella. Una mobilitazione mirata. Ad esempio i reati spia, come maltrattamenti e percosse in famiglia dei quali le forze dell’ordine possono venire a conoscenza anche tramite la rete dei pronto soccorso (nonostante l’inveterata abitudine di molte vittime a dissimulare lividi e di ecchimosi con giustificazioni non veritiere), faranno immediatamente scattare l’allerta. E in caso di denuncia, il questore potrà alzare subito il livello delle tutele, sia con un divieto di avvicinamento del partner violento al domicilio della donna (con distanza minima aumentata), sia – nei casi più gravi e ritenuti meritevoli di un più alto grado di allarme – nella verifica della distanza dell’uomo violento dalla sua vittima tramite braccialetto elettronico. Altra ipotesi in valutazione è l’obbligo di firma. Il pacchetto in preparazione in vista del Cdm prevede anche di rafforzare ulteriormente le tutele delle vittime di violenza di genere in relazione all’accesso ai percorsi di giustizia riparativa e di migliorare la formazione degli operatori delle forze dell’ordine che entrano in contatto con le vittime.

La richiesta che parte dai centri antiviolenza (che saranno finanziati con 10 milioni in più – 45 anziché 35) è di fare presto. Secondo Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna che dal luglio 2020 gestisce il 1522, il numero nazionale anti violenza e anti stalking di pubblica utilità attivato nel 2006, servono in particolare "fondi straordinari che garantiscano l’apertura di nuove case rifugio per ospitare tutte le donne che, ribellandosi alla violenza maschile, rischiano la vita e che come Stato abbiamo l’obbligo di proteggere come dice la Convenzione di Istanbul". L’annunciato scatto operativo valorizzerà finalmente anche il monitoraggio dei dati anti violenza fondamentale per il controllo dei reati spia. Il monitoraggio, consentito dalla legge 532022, è infatti in ritardo in attesa dei decreti attuativi. Stop alle lentezze, è il momento di agire.