Elly Schlein, 37 anni, e Stefano Bonaccini, 56, i due sfidanti alle primarie Pd

Elly Schlein, 37 anni, e Stefano Bonaccini, 56

Roma, 15 febbraio 2023 - Le regionali si abbattono come un colpo di maglio sul congresso. Per quanto Stefano Bonaccini ed Elly Schlein cerchino di schivare i detriti, la sconfitta getta la sua ombra sui due candidati che – oramai è certo – si sfideranno alle primarie del 26 febbraio. Anche in passato al centrosinistra è capitato di perdere, mai però con un distacco tanto grande. La strada per il rilancio del Pd appare ancora più lunga e impervia, e passa non solo per l’individuazione di un’identità chiara, un nuovo gruppo dirigente e un programma convincente, ma impone pure di fare i conti con il rebus delle alleanze. Bonaccini: "Voglio una sinistra che vince. Basta protesta e testimonianza" È vero che il prossimo serio banco di prova ci sarà tra un anno con le Europee (ad aprile si vota in Friuli Venezia Giulia, ma tra i democratici l’insuccesso appare già metabolizzato) e per giunta con il sistema proporzionale – ogni forza politica farà corsa a sé –, ma la batosta in Lombardia e nel Lazio insegna: o si sterza subito, oppure si rischia il tracollo. E siccome è chiaro a tutti che non basta sommare i voti di M5s e Azione a quelli del Pd ("forza trainante: l’hanno detto le urne", su questo concordano tutti), bisogna mettere in campo una coalizione credibile per essere competitivi con la destra. Ne è certo il presidente della Regione Emilia-Romagna, Bonaccini: "Va ricostruito un campo di forze nel centrosinistra perché ognuno da solo non può bastare". Gli fa eco la sua ex vice, Schlein: "Sarebbe irresponsabile continuare a dividersi". Per aggiungere subito dopo parole che suonano un po’ diverse da quelle del rivale: la colpa della sconfitta "è di chi per anni ha inseguito il centro, senza accorgersi che si stava perdendo la sinistra. Noi dobbiamo costruire la sinistra". Dalle sue parti spiegano che bisogna "partire dal Pd, tanto non c’è fretta" e poi si allarga agli altri. È netto Nicola Zingaretti, tra gli sponsor di Elly: "Forse ci voleva una sleppa. Quando lo dicevo io che serviva il campo largo mi dicevano che ero fissato". Invece: "Invece il nostro popolo non è andato a votare quando si è accorto che non c’era una proposta di governo". E poco importa se CalendaRenzi da un lato e Conte dall’altro sprizzino dubbi: al momenti gli uni non vogliono saperne dell’altro e viceversa. Letta accusa M5s e Terzo polo. Conte: i dem hanno poco da festeggiare Anche su questo tema si giocherà la sfida del 26 tra Bonaccini e Schlein. È vero che gli iscritti del Lazio e della Lombardia hanno tempo fino al 19 per esprimersi. Ma sono 40mila, tra loro ci sono molti delusi (specie nel Lazio si contano sulle dita quelli che hanno espresso la propria opinione sul segretario), non basteranno a stravolgere i risultati certificati dalla commissione per il congresso per cui su 127.289 votanti Bonaccini ha raccolto 68.950 preferenze, pari al 54,35%, Schlein 42.758 (33,70%), Gianni Cuperlo 9.469 (7,46%) e Paola De Micheli 5.697 (4,49%). Semmai l’interrogativo è un altro: quante persone – italiani e stranieri residenti nel nostro Paese – si recheranno ai gazebo per votare tra le 8 e le 20? Stefano Vaccari - responsabile organizzazione del partito – è netto: "Oltre il milione si fa fatica a dire che è stato un flop". Dunque, l’asticella si ferma lì: la paura però fa novanta. Il dato dell’astensione ha lasciato il segno. "Abbiamo capito che se la gente non può scegliere chi governa, non ci viene a votare", sussurra un deputato. Potrebbero davvero prevalere gli arrabbiati che, come sentenzia qualcuno, aiuterebbero la Schlein? Di sicuro, ci sperano i suoi sostenitori che tra i big del Nazareno sono molti. "Se gli elettori arrivano a 800mila, vince lei", sottolinea Michela Di Biase. Anche considerando che ha impresso una svolta rottamatrice alla sua campagna: "Un fotoritocco non basta: bisogna cambiare tutto. Tra i candidati solo io non ho fatto parte del gruppo dirigente negli ultimi dieci anni", avverte. Ma Bonaccini non è da meno: "Non era neanche iscritta, come poteva essere dirigente?", replica. E annuncia uno ’svecchiamento’: "Se divento segretario, i ’migliori’ (i vip pro-Schlein, ndr) salteranno un giro". Matteo Orfini è sicuro: "Non c’è storia. Stefano è già segretario, nessun rischio Schlein". I precedenti sono chiari: finora chi ha vinto fra gli iscritti è stato incoronato re del Nazareno anche ai gazebo e con numeri ancora più tondi rispetto a quelli ottenuti nei circoli. Ma dai vertici Pd fanno notare che c’è una novità: è la prima volta che c’è un duello, e ciò comporta una polarizzazione dei voti. Si vedrà.

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Roma, 15 febbraio 2023 -&nbsp;Le regionali si abbattono come un colpo di maglio sul congresso. Per quanto Stefano Bonaccini ed Elly Schlein cerchino di schivare i detriti, la sconfitta getta la sua ombra sui due candidati che – oramai è certo – si sfideranno alle primarie del 26 febbraio. Anche in passato al centrosinistra è capitato di perdere, mai però con un distacco tanto grande. La strada per il rilancio del Pd appare ancora più lunga e impervia, e passa non solo per l’individuazione di un’identità chiara, un nuovo gruppo dirigente e un programma convincente, ma impone pure di fare i conti con il rebus delle alleanze. 
<a href="https://www.quotidiano.net/politica/bonaccini-pd-elezioni-regionali-1.8525347" target="_self">Bonaccini: "Voglio una sinistra che vince. Basta protesta e testimonianza"</a> 
È vero che il prossimo serio banco di prova ci sarà tra un anno con le Europee (ad aprile si vota in Friuli Venezia Giulia, ma tra i democratici l’insuccesso appare già metabolizzato) e per giunta con il sistema proporzionale – ogni forza politica farà corsa a sé –, ma la batosta in Lombardia e nel Lazio insegna: o si sterza subito, oppure si rischia il tracollo. E siccome è chiaro a tutti che non basta sommare i voti di M5s e Azione a quelli del Pd ("forza trainante: l’hanno detto le urne", su questo concordano tutti), bisogna mettere in campo una coalizione credibile per essere competitivi con la destra. Ne è certo il presidente della Regione Emilia-Romagna, Bonaccini: "Va ricostruito un campo di forze nel centrosinistra perché ognuno da solo non può bastare". Gli fa eco la sua ex vice, Schlein: "Sarebbe irresponsabile continuare a dividersi". Per aggiungere subito dopo parole che suonano un po’ diverse da quelle del rivale: la colpa della sconfitta "è di chi per anni ha inseguito il centro, senza accorgersi che si stava perdendo la sinistra. Noi dobbiamo costruire la sinistra". Dalle sue parti spiegano che bisogna "partire dal Pd, tanto non c’è fretta" e poi si allarga agli altri. È netto Nicola Zingaretti, tra gli sponsor di Elly: "Forse ci voleva una sleppa. Quando lo dicevo io che serviva il campo largo mi dicevano che ero fissato". Invece: "Invece il nostro popolo non è andato a votare quando si è accorto che non c’era una proposta di governo". E poco importa se CalendaRenzi da un lato e Conte dall’altro sprizzino dubbi: al momenti gli uni non vogliono saperne dell’altro e viceversa. 
<a href="https://www.quotidiano.net/politica/elezioni-regionali-lazio-lombardia-reazioni-1.8524880" target="_self">Letta accusa M5s e Terzo polo. Conte: i dem hanno poco da festeggiare</a> 
Anche su questo tema si giocherà la sfida del 26 tra Bonaccini e Schlein. È vero che gli iscritti del Lazio e della Lombardia hanno tempo fino al 19 per esprimersi. Ma sono 40mila, tra loro ci sono molti delusi (specie nel Lazio si contano sulle dita quelli che hanno espresso la propria opinione sul segretario), non basteranno a stravolgere i risultati certificati dalla commissione per il congresso per cui su 127.289 votanti Bonaccini ha raccolto 68.950 preferenze, pari al 54,35%, Schlein 42.758 (33,70%), Gianni Cuperlo 9.469 (7,46%) e Paola De Micheli 5.697 (4,49%). 
Semmai l’interrogativo è un altro: quante persone – italiani e stranieri residenti nel nostro Paese – si recheranno ai gazebo per votare tra le 8 e le 20? Stefano Vaccari - responsabile organizzazione del partito – è netto: "Oltre il milione si fa fatica a dire che è stato un flop". Dunque, l’asticella si ferma lì: la paura però fa novanta. Il dato dell’astensione ha lasciato il segno. "Abbiamo capito che se la gente non può scegliere chi governa, non ci viene a votare", sussurra un deputato. Potrebbero davvero prevalere gli arrabbiati che, come sentenzia qualcuno, aiuterebbero la Schlein? Di sicuro, ci sperano i suoi sostenitori che tra i big del Nazareno sono molti. "Se gli elettori arrivano a 800mila, vince lei", sottolinea Michela Di Biase. Anche considerando che ha impresso una svolta rottamatrice alla sua campagna: "Un fotoritocco non basta: bisogna cambiare tutto. Tra i candidati solo io non ho fatto parte del gruppo dirigente negli ultimi dieci anni", avverte. Ma Bonaccini non è da meno: "Non era neanche iscritta, come poteva essere dirigente?", replica. E annuncia uno ’svecchiamento’: "Se divento segretario, i ’migliori’ (i vip pro-Schlein, ndr) salteranno un giro". Matteo Orfini è sicuro: "Non c’è storia. Stefano è già segretario, nessun rischio Schlein". 
I precedenti sono chiari: finora chi ha vinto fra gli iscritti è stato incoronato re del Nazareno anche ai gazebo e con numeri ancora più tondi rispetto a quelli ottenuti nei circoli. Ma dai vertici Pd fanno notare che c’è una novità: è la prima volta che c’è un duello, e ciò comporta una polarizzazione dei voti. Si vedrà. 
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