Il Pd che verrà: vip scendono in campo. Scrittori, cantanti, attori: ecco chi appoggia chi

Carlo Lucarelli: "Conosco Bonaccini da cittadino, mantiene le promesse". E Paola Turci: "Schlein giovane ma forte, può accollarsi questo peso". L’analisi del professor Panarari: "Endorsement che non spostano molti voti"

Gli artisti che stanno con Schlein e con Bonaccini

Gli artisti che stanno con Schlein e con Bonaccini

No, decisamente non è più possibile parlare di egemonia culturale o di intellettuali organici come ai tempi del Pci e di Antonio Gramsci. Eppure anche oggi, che di acqua sotto i ponti della sinistra ne è passata tantissima, non pochi vip – siano essi professoroni o artisti – si schierano. Non necessariamente col favorito della vigilia. Ne sanno qualcosa la filosofa della politica Nadia Urbinati e lo scienziato della politica Piero Ignazi, nonché il filosofo Roberto Esposito, sostenitori del terzo classificato Gianni Cuperlo".

Stefano Bonaccini ed Elly Schlein in aeroporto
Stefano Bonaccini ed Elly Schlein in aeroporto

In campo (e la fatidica data del 26, quando si concluderà il percorso delle primarie, è vicinissima) restano in due: Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Che hanno i loro sostenitori o fan a dir che si voglia. Personalità miste per interessi, professione e cultura. Per Bonaccini, tra gli altri, ci sono Carlo Lucarelli, scrittore di gialli ed esperto di misteri d’Italia: "Lo conosco da cittadino di un’Emilia-Romagna che funziona, lo conosco da intellettuale a cui ha mantenuto la promessa di triplicare i fondi per la cultura, lo conosco da presidente di una fondazione regionale che si occupa di vittime dei reati". E poi: Francesco Guccini, cantautore, ma anche scrittore di chiara fama (però la moglie tifa Elly); Alec Ross, già consigliere di un certo Barack Obama, grande esperto di politiche tecnologiche; Simona Ventura, volto noto della tv e attrice; Luciano Floridi, filosofo dell’informazione e gran conoscitore di etica informatica; lo chef stellato Massimo Bottura; il comico Paolo Cevoli.

Sul fronte avverso, quello di Schlein, 'militano' politologi del calibro di Gianfranco Pasquino; storici dell’età contemporanea come Stefano Pivato; l’attore Claudio Amendola; l’economista Mariana Mazzucato; il musicista Max Collini (Offlaga Disco Pax); l’attore Lino Guanciale; la cantante Paola Turci, che scandisce: "Sei giovane, ma hai le spalle già forti per accollarti questo peso (morto). Al 26 febbraio, Elly Schlein deve diventare la nuova segretaria".

Queste “tifoserie“ in che modo condizioneranno le candidature? "Bonaccini? Direi – afferma il sociologo della comunicazione Massimiliano Panarari dell’Università Mercatorum – che il governatore dell’Emilia-Romagna ha in mente un modello laburista e di riformismo forte, fatto di concretezza operativa. Il che deriva dalla sua esperienza di amministratore nonché dall’appoggio dei dirigenti sparsi sul territorio".

Schlein? "Ha in mente un percorso, al netto di tutte le semplificazioni possibili, che la pone a metà tra un partito radicale di massa e una “Cosa Rossa 2“. La narrazione è tipica del nuovo millennio: diritti civili in primo piano e ritorno a schemi più ideologici come la lotta al neoliberismo e al neofascismo. Non a caso Schlein ha l’appoggio di fatto della sinistra interna al Pd. Anche se, per ora, risposte vere e proprie, non ne ha date". Invece Bonaccini è più strutturato, secondo Panarari, perché ha in mente un partito a vocazione maggioritaria. Con un’avvertenza: deve rafforzare la spinta per la creazione di una cultura politica più solida.

Insomma, per concludere, vip e intellettuali spostano consensi? Panarari sorride: "No, ma ci devono essere". In che senso? "Nel senso che nemmeno ai tempi del Pci i “testimonial“ portavano voti, ma erano utilissimi a dimostrare che il partito stava nella società. Ecco, per sommi capi, lo stesso discorso può essere oggi. Ma voti direttamente non ne portano, come mostrano gli studi elettorali".

Vedremo. Intanto, la domenica fatidica è alle porte. Col suo carico di paure e di speranze di un popolo di sinistra che teme di perdere quell’egemonia culturale dei bei tempi. E, cosa più grave, di perderla a vantaggio della destracentro di Giorgia Meloni...