Arriva la resa dei conti. Oggi Giorgia Meloni presenta in Consiglio dei Ministri l’atto per impugnare la legge elettorale della Campania che prevede, tra l’altro, il terzo mandato per il governatore in carica, Vincenzo De Luca. Dopo molti dubbi e prudenze, Palazzo Chigi rompe gli indugi e chiede alla Consulta di bocciare la norma che avrebbe regalato allo "sceriffo di Salerno" la possibilità di candidarsi per la terza volta consecutiva a Governatore. L’altolà a De Luca mette anche zavorra alle ambizioni del collega veneto, Luca Zaia, che però sbandiera un malizioso ottimismo che sembra citare il finale dei "Tre giorni del condor": "E se la Corte Costituzionale non bocciasse la legge?".
De Luca intanto chiama a raccolta i fedelissimi per combattere la madre di tutte le battaglie. Perso l’appoggio del Pd, con Schlein che non gli darà il simbolo, il governatore studia una mossa per evitare il pensionamento. I suoi uomini – in modo più o meno riservato – gli hanno già proposto l’armageddon per candidarsi a dispetto di governo e Consulta. Si tratta dello scioglimento anticipato del Consiglio regionale, profittando del fatto che la decisone della Consulta arriverà non prima dell’estate. A questo punto, De Luca potrebbe candidarsi per la terza volta utilizzando il cavillo della legge in vigore. Certo, nel caso venisse rieletto e la legge impugnata fosse dichiarata morta dalla Corte Costituzionale, si aprirebbe un caos istituzionale perché a questo punto andrebbero a casa il presidente e i 50 consiglieri eletti e bisognerebbe tornare alle urne. Ma questa è un’altra narrazione.
La presa di distanza del Pd da De Luca (attualmente ha 8 consiglieri) imporrà al governatore una strategia elettorale basata sulle liste civiche con immissione di un congruo numero di sindaci che con Palazzo Santa Lucia hanno avuto, in questi anni, un feeling costante. De Luca, tuttavia, dovrà fare a meno del portafoglio-voti di alcuni cavalli di razza del partito di Schlein come Mario Casillo e Lello Topo, attrattori di decine di migliaia di preferenze. Il Pd, dal canto suo, vorrebbe evitare il confronto diretto con de Luca, concedendo il ruolo di sfidante al M5S.
Il nome più gettonato è quello dell’ex presidente della Camera, Roberto Fico, che peraltro ha buoni rapporti con il sindaco di Napoli e presidente Anci, Gaetano Manfredi. La sua candidatura rafforzerebbe così il campo largo al Comune partenopeo. La debolezza dei gemelli diversi De Luca e Zaia mette le ali anche al centrodestra, almeno quello di matrice non leghista. In Campania, diventata ora contendibile, "mister centomila preferenze" alle Europee, ovvero Fulvio Martusciello di FI non si tira indietro: "Io favorito nei sondaggi per le regionali in Campania? Mi fa piacere e sono pronto a correre per vincere". Tira il freno Edmondo Cirielli, viceministro di Fratelli d’Italia: "Forza Italia ha già altre Regioni al Sud, tra cui la Sicilia, la Basilicata e la Calabria". Stesso clima nel Veneto. Luca Ciriani, ministro e fedelissimo di Giorgia Meloni non nasconde le mire sul Veneto, dove da tempo FdI ha sorpassato la Lega. Da qui una sorta di prelazione che il ministro rivendica: "Impossibile pensare che non tocchi a noi indicare il nome, e non per rivincita o rivalsa, ma per oggettività". E già in pista circola il nome del senatore meloniano De Carlo.