Non c’è dubbio che "tutte le piazze sono strapiene come non si vedeva da anni", come vanta il segretario della Cgil Maurizo Landini dal palco di una soleggiata e mite Piazza del Popolo. Complice il cambiamento climatico, non potrebbe esser più caldo e primaverile l’autunno di conflitto di Cgil e Uil. Che oggi ha nel mirino la legge finanziaria, ma guarda già a quell’“ordigno di fine di mondo“ che sarà il referendum istituzionale prossimo venturo.
Guerre di numeri e polemiche sulle adesioni a parte, non c’è dubbio che pensionati, lavoratori e studenti abbiano risposto alla chiamata delle due sigle confederali. E rispetto alla piazza del “pride“ dem di sette giorni fa spicca la presenza più densa di volti giovani, più impiegati che studenti. Come nel caso dei 50mila del Pd, non tanti da giustificare i 60mila dichiarati dagli organizzatori, ma almeno una volta e mezzo quanti ne aveva mobilitati il Nazareno.
Dopo gli interventi di categorie e studenti, tocca al leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, fare l’intervento più schiettamente sindacale riguardo alla manovra finanziaria. Mentre la chiusura di Landini è dedicata in buona parte anche alla politica e alla battaglia che si annuncia in difesa della Costituzione che il governo vuole riformare per introdurre l’elezione diretta del premier. Assenti ufficialmente per non politicizzare oltre i leader di Pd e 5 Stelle, Elly Schlein e Giuseppe Conte, ci sono comunque una nutrita pattuglia dem e Nicola Fratoianni di Avs.
Convitato non di pietra il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, cui sono rivolti i “ringraziamenti“ per aver avvantaggiato il successo di piazza col suo intervento di precettazione. "Salvini guarda questa piazza, studiala bene, porta rispetta per chi sta qui e paga con una giornata di lavoro, ha scelto di essere qui per chiedere risposte", polemizza Bombardieri."Questa piazza è una risposta di democrazia a chi fa il bullo istituzionale – dice – Bisogna avere rispetto dei lavoratori". Mentre per Landini la mobilitazione rappresenta "la risposta più bella, intelligente e ferma che potevamo dare a chi ha pensato di mettere in discussione il diritto di sciopero. Il governo sta portando il Paese a sbattere e noi non lo permetteremo". Pronta la replica di Salvini, "soddisfatto" per aver garantito sia il diritto di sciopero che quello di "lavorare e viaggiare". E poi aggiunge "grande soddisfazione" per la scarsa adesione allo sciopero, confermata anche dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
Da Zagabria, la premier Giorgia Meloni precisa che nella disputa sullo sciopero il governo ha avuto "un ruolo marginale". Sul merito si schermisce affermando "rispetto per chi manifesta, ma lo sciopero è stato lanciato contro la manovra praticamente in estate quando neanche avevo cominciato a pensarla".
Per la cronaca della guerra dei numeri, secondo le rilevazioni sindacali, oltre sette lavoratori su dieci hanno incrociato le braccia in settori come pubblico impiego, scuola, università e alcune aziende del centro-nord. E secondo Filt Cgil e Uiltrasporti sono state altissime le adesioni, con punte del 100% in alcuni settori come i porti e fino all’80% nella logistica. Alte anche le adesioni, nei settori sottoposti all’ordinanza di precettazione, come il trasporto pubblico locale e ferroviario dove l’adesione media è del 70%. Fonti del Mit precisano però che il "traffico è regolare su tutta la rete" ferroviaria con adesioni intorno al 5%, nessun treno veloce soppresso.
La mobilitazione di Cgil e Uil proseguirà con gli scioperi e le manifestazioni della Sicilia lunedì 20 novembre, delle regioni del Nord il 24, della Sardegna il 27 e delle regioni del Sud il 1° dicembre. "Noi non possiamo e non ci vogliamo fermare fino a che non otterremo risultati", proclama Landini. Che alza il tiro sulla difesa della Costituzione in nome dell’interesse generale difeso dal sindacato. "C’è un attacco a 360 gradi", dice rimproverando che "chi vuole cambiare la Costituzione è chi non ha contributo a costruirla".
Non è un caso che il leader Cgil ci tenga a sottolinea che la piazza sindacale, non il governo, rappresenta "la maggioranza del Paese". Del che si può dubitare. Ma sta qui il futuro politico della "coalizione sociale" che ha in mente Landini. Che già si fa presagire, con buona pace di Schlein, alla guida del referendum contro il premierato ancora da venire di Meloni.