Giovedì 25 Aprile 2024

Il futuro del Pd, Cuperlo spariglia: "Potrei candidarmi". La sinistra resta tiepida

"Guardiamo al Movimento 5Stelle e ci vergogniamo del Qatargate". Ma Orlando tentenna. E Provenzano e Zingaretti non lo seguono

È un Pd infreddolito e terremotato dal Qatargate che rischia di cadere sotto i colpi della storica ‘questione morale’ di berlingueriana memoria, quello che si avvia a celebrare il suo congresso. La notizia politica di ieri è la possibilità della candidatura di Gianni Cuperlo, a nome di una sinistra ‘diffusa’ quanto ‘storica’ che, però, per ora, non annovera grandi truppe al suo seguito. Zingaretti tace, Provenzano ha scelto la Schlein, solo Orlando sarebbe tentato ad appoggiarlo. Orlando ora dice che gli piacerebbe che "i candidati del Pd dicano qualcosa sul futuro del Paese, con questione sociale e questione morale al centro del congresso, mentre se l’adesione avviene solo per questioni relazionali rinascono le correnti".

Gianni Cuperlo, 61 anni. Sfidò Renzi (che vinse) e Civati alle primarie del 2013
Gianni Cuperlo, 61 anni. Sfidò Renzi (che vinse) e Civati alle primarie del 2013

Cuperlo, dopo le candidature ufficiali di tre emiliani (Bonaccini, Schlein, De Micheli), vuole candidarsi in nome di una sinistra cui rivendica il ruolo di "opposizione interna". Forse vale per lui, ma la sinistra, nelle gestioni Zingaretti e Letta, ha sempre governato il partito, negli ultimi anni. Cuperlo punta ricostruire "un blocco sociale" e, dal punto di vista politico, vuole "allearsi coi 5S". Sulla possibile candidatura di Cuperlo, i due contendenti principali, Bonaccini e Schlein, per ora tacciono, mentre parla Paola De Micheli, ma il suo invito è una contro-sfida allo stesso Cuperlo cui, ricordando di averlo sostenuto anni fa, ora chiede di "sostenere la mia candidatura perché molte delle sue posizioni sono le mie".

Il tema clou, gira e rigira, resta quello scandalo, con il Pd e il gruppo S&D finito sotto schiaffo. "Il Qatargate rischia di fare addirittura più male a Stefano che alla Schlein" sbottano alcuni fedelissimi del governatore emiliano in Transatlantico "perché di fronte a uno scandalo che colpisce al cuore la sinistra, tra iscritti ed elettori può prevalere la tentazione di cambiare tutto: nome, simbolo, volti". La Schlein, cioè, potrebbe essere percepita come ‘nuova’ rispetto a Bonaccini. Il primo a condannare, con parole durissime, il Qatargate è stato proprio Bonaccini: "non può far parte del Pd, in nessuna maniera o ruolo, chi prende soldi". Enrico Letta lo ha definito "inaccettabile". Ieri Schlein è intervenuta sul tema. Ex eurodeputata, vicina (politicamente) ad alcuni degli eurodeputati citati nell’indagine, anche per lei "la questione morale va rimessa al centro del nuovo Pd". Normale, si difende, aver intrattenuto rapporti, da collega a collega, con molti dei personaggi coinvolti nell’inchiesta: "li conosco, ma non mi aspettavo di leggere notizie così gravi".

Il problema è che il milieu culturale e politico dei ‘personaggi’ coinvolti lede l’immagine di quella sinistra che proprio Schlein vuole rappresentare: riguarda una filiera ben precisa, il Pci-Pds-Ds, poi diviso in vari rivoli (Pd e Articolo 1), la sinistra. Oltre Panzeri (eletto col Pd e poi passato ad Art. 1, dalemiano di ferro), c’è Antonio Cozzolino, ala sinistra del partito, ‘re’ del Pd in Campania, che, non indagato, ha preferito autosospendersi. C’è persino Brando Benifei, capodelegazione al Parlamento Ue per il Pd: citato negli atti, non indagato, assicura che "mi hanno già stralciato dall’inchiesta, sul Qatar ho sempre tenuto posizioni durissime". E proprio Benifei, col suo movimentismo politico, e il suo fare da chioccia ai giovani di ‘Occupy Pd’ si è speso a sostegno della candidatura della Schlein.