
Il 15 giugno il corteo nei luoghi delle stragi nazifasciste
Tra quei calanchi si è compiuto il più grande sterminio di civili a opera dei nazifascisti. Luoghi segnati dal sangue e dalla memoria, dove i corpi vennero fatti ruzzolare giù nei dirupi, i bambini gettati tra le fiamme, le donne e gli anziani massacrati nei letti. A Marzabotto, nel Bolognese, dal 29 settembre ai primi giorni di ottobre del 1944 attorno al parco di Monte Sole furono trucidate 770 persone dalle Ss guidate da Walter Reder, il boia monco. Un numero che sale a 955 se si considerano tutti gli omicidi compiuti dai nazifascisti (1.830 i cittadini morti a causa della guerra). La cifra esatta delle vittime rimase a lungo un mistero, con i corpi ritrovati dopo mesi sotto la neve "Allora molti non sapevano cosa stava accadendo, oggi nessuno può dire la stessa cosa: sono 20 mesi che assistiamo al massacro a Gaza e in Cisgiordania al silenzio delle nostre istituzioni", tuona Gianfranco Pagliarulo. Il presidente dell’Anpi usa un parallelismo forte, ma calzante, spiegando la scelta di partire dai luoghi-simbolo delle violenze nazifasciste per la grande marcia nazionale ‘Save Gaza - Fermate il governo di Israele’ il 15 giugno, da Marzabotto a Monte Sole, per lanciare un appello rivolto a governo ed Europa con lo scopo di sospendere la cooperazione militare con Benjamin Netanyahu. Altri due eventi a Roma con lo stesso obiettivo, il 7 e il 21 giugno.
Una scelta che a Bologna ha già creato il gelo con la comunità ebraica. A partire dall’uso della parola "genocidio", definito "inaccettabile". "La manifestazione rischia di trasformarsi in un evento pro Hamas", aveva detto il presidente Daniele De Paz, dopo che il 25 aprile era venuta fuori l’idea di una marcia a Marzabotto. Ieri a Bologna c’è stata la presentazione ufficiale: nessuna traccia della comunità ebraica e nessun commento. A lanciare la proposta era stata Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto, già presidente del Pd (molto vicina a Elly Schlein), insieme con un nutrito comitato promotore. E proprio sulla mancata partecipazione della comunità ebraica, Cuppi chiosa: "Speriamo ci sia una grande adesione di tutti coloro che riconoscono che il governo di Israele sta compiendo dei crimini, al di là delle appartenenze eccessivamente identitarie". "Siamo in dialogo e auspico che anche la comunità ebraica partecipi", aggiunge Daniele Ara, assessore con delega alla Pace.
A Monte Sole sono attese migliaia di persone, anche se un numero preciso ancora non c’è. Ci saranno la Cgil, con il segretario Maurizio Landini, e l’Unione delle comunità islamiche, con il presidente Yassine Lafram, che domani farà risuonare una sirena anti aerea in moschea, "senza avvisare nessuno", per "un segnale forte". L’idea di un allarme diffuso come in guerra (magari nel cuore di Bologna, in piazza Maggiore) è stata proposta anche da Alessandro Bergonzoni nelle scuole e nelle radio. "Mi permetto una volgarità: la nostra Costituzione sta diventando la Prostituzione italiana – sferza l’artista –: ci sentiamo vendendo, stiamo vendendo corpi per dollari. È possibile dire ‘Gaza dolce Gaza’, di nuovo? Dobbiamo cambiare".