Baroncini
In viaggio nelle città dell’Emilia-Romagna e delle Marche al voto nel 2024. Tra problemi e soluzioni. Volti noti e parvenu. Una sfida lunga, ma molto più vicina di quanto si possa credere. Con valore di test di maturità: per il centrodestra, che punta a riconfermare per la prima volta le città del ribaltone (Ferrara e Forlì) e una roccaforte come Ascoli; ma anche per il centrosinistra (o sinistra-centro), che ha in Reggio Emilia, Modena e Pesaro gli ultimi baluardi prima di essere stritolato dal monocolore avversario. Nelle Marche, dopo la caduta di Ancona, è proprio la città ora guidata da Matteo Ricci a rappresentare l’anomalia fra i capoluoghi. In Emilia-Romagna, invece, la partita ha una consistenza doppia perché rimanda immediatamente al post-Bonaccini: il terzo mandato del governatore, avversato dalla segretaria Elly Schlein, non ci sarà. Ergo? Chi si candida? E dopo due giri in cui il presidente ha vinto pur partendo senza la maggioranza dei voti in dote dalle Politiche, riuscirà il centrodestra a cambiare verso anche a viale Aldo Moro? Nei giorni scorsi ho dialogato con il viceministro Galeazzo Bignami, il più influente dirigente di FdI dei nostri territori, e ha avuto le idee chiare sul tema: "La Regione non è contendibile. Possiamo proprio vincerla, se non facciamo errori come abbiamo invece fatto in passato. Un governo monocolore da cinquant’anni è un fatto eccezionale. E non fa bene al territorio". Ecco, molto si deciderà sulle persone: un nome che era circolato negli ambienti e piaceva a molti, negli scorsi mesi, era quello di Daniele Ravaglia, già alla guida di Emilbanca. Ma la sua nomina a Bologna Welcome, la società del Comune di Bologna che si occupa di turismo, lo allontana dalla partita. Viceversa, il Pd non ha al momento grandi opzioni e, ricordiamolo, l’unico sindaco che si era schierato con Elly Schlein resta Matteo Lepore. Il laboratorio è aperto. Il voto 2024 può sbrogliare le prime matasse.