Venerdì 16 Maggio 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Chi sarà ai funerali di Papa Francesco (e i grandi assenti). I big del mondo in Vaticano

Trump ci sarà, Putin manderà un rappresentante e Xi Jinping potrebbe imitarlo. Europei, americani e anche russi presenzieranno alle esequie di Bergoglio

Chi sarà ai funerali di Papa Francesco (e i grandi assenti). I big del mondo in Vaticano

Roma, 23 aprile 2025 – L’occasione è ghiotta e almeno in parte sarà colta. Sabato la capitale sarà il centro del mondo per i funerali di papa Francesco: ci saranno moltissimi leader mondiali, sono attese 170 delegazioni straniere, molte guidate dal capo dello Stato o del governo. C’è Donald Trump con la moglie Melania, ci sono presidenti come Macron, Steinmeier, Duda, assieme all’argentino Milei e al brasiliano Lula, al portoghese Rebelo de Sousa. Ci saranno tutti i leader dell’Unione: la presidente del Parlamento, Metsola, quella della Commissione Von der Leyen, e il presidente del consiglio europeo Costa. E primi ministri come Starmer o cancellieri come Scholz (Merz resta a casa). Per la corona britannica ci sarà il principe William, presenti i reali del Belgio e di Spagna, non il premier Sanchez. Una cerimonia funebre non è un appuntamento diplomatico, ma con personaggi del genere la tentazione di accelerare i tempi sul vertice Usa-Ue sui dazi o per colloqui distensivi è inevitabile.

I leader stranieri che non saranno presenti al funerale di Papa Francesco
I leader stranieri che non saranno presenti al funerale di Papa Francesco

Non ci sarà Putin (ma la Russia sarà rappresentata), e Giorgia Meloni non finirà mai di ringraziarlo per la provvidenziale defezione. Il suo arrivo sarebbe stato una grana immensa. Arrestarlo non si poteva, nonostante sia inseguito dal mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte penale internazionale; far finta di niente avrebbe però significato entrare in rotta di collisione con la Corte stessa e con la Ue. La cosa migliore per tutti che se ne restasse a casa.

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Per lo stesso motivo, anche la presenza di Netanyahu sarebbe stata un guaio. In questo caso, non ci sono mai stati timori dal momento che ha anche evitato di porgere formali condoglianze di cortesia, uno sgarbo diplomatico che lascerà il segno. Non ci sarà neanche Xi Jinping e del resto non lo aspettava nessuno considerando che la Cina non ha relazioni ufficiali con la Santa Sede, al contrario di Taiwan che ha subito annunciato l’invio di una delegazione. È già una sorpresa che non escluda la presenza di una rappresentanza. E ieri, dopo 24 ore di silenzio, Pechino ha espresso il suo cordoglio: "Negli ultimi anni, Cina e il Vaticano hanno mantenuto contatti costruttivi e hanno condotto scambi amichevoli", ha sottolineato il portavoce del ministero degli Esteri, Guo Jiakun. Si tratta non solo di cortesia verso il Vaticano, ma anche di una mossa astuta di avvicinamento della Cina all’Europa.

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Omaggio a Bergoglio, certo. Ma anche occasione per fare politica. In questo quadro, la macchina diplomatica a Palazzo Chigi è avviata. In cima all’agenda di Giorgia Meloni resta il summit tra Donald Trump e i vertici Ue sul dossier dazi: certo le esequie di papa Francesco non rappresentano la circostanza giusta. "Bisogna rispettare il lutto dei cristiani", scandisce il vicepremier Tajani. E siccome Trump dovrebbe ripartire sabato, mentre von der Leyen ha sempre detto che un summit con la controparte "è una buona idea, ma solo una volta che sarà raggiunto un accordo nella sostanza", le chance di fare tombola il 26 sono limitate. Ciò non significa che non si possano fare passi da gigante verso l’obiettivo: una chiacchierata, anche se informale, tra il presidente americano, von der Leyen e Costa sarebbe già una svolta.

Ma non c’è solo la guerra dei dazi. L’assenza di Putin per quanto riguarda l’altro fronte bellico, l’Ucraina, peserà ma sarà anche la prima volta in cui Trump e Zelensky si rivedono dopo il disastro dello studio ovale: il presidente ucraino ha già annunciato di voler approfittare del viaggio per incontrare The Donald, Inoltre sono presenti tutti i leader del Quint (Usa, Italia, Germania, Gran Bretagna, Francia). I due elementi potrebbero produrre qualcosa. Passare alla diplomazia in un’occasione tanto triste potrebbe suonare irrituale, ma se a Roma si facesse qualche passo avanti sulla strada della pace il primo ad esserne felice, esequie o non esequie, sarebbe proprio Jorge Bergoglio.