Grillo salverà i soliti big. Rielezione vietata ai peones

L’intervento sullo stop al terzo mandato crea confusione nei gruppi. Conte valuta eccezioni per i capi. Ma non ci sarà scampo per gli altri

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"Conte sistemerà tutto", sostiene l’ex ministra grillina, Fabiana Dadone. Ma quella scelta ponderata dell’"Elevato" Beppe Grillo di blindare, anche nel nuovo Movimento, la regola dello stop al terzo mandato elettivo, ha provocato un tale terremoto interno da costringere molti parlamentari, già al secondo giro, a guardarsi intorno e a offrirsi ad altri partiti, nella speranza di non restare fuori dal prossimo Parlamento. "Grillo ha spiezzato tutti – spiegano nel M5s – perché non solo espone Conte al fuoco incrociato per i prossimi due anni, ma manda anche al macero chi dovrebbe sovvenzionare il nuovo M5s; se Conte avalla la scelta di Grillo, il partito se lo fa da solo".

Pare, comunque, che anche Conte sia della stessa opinione di Grillo sul tema e che sia ben consapevole delle difficoltà di coesione dei gruppi grillini di qui a fine legislatura, ma "è tutto già messo in conto", sostiene una fonte vicina all’ex premier. L’idea, infatti, sarebbe quella di allontanare dagli scranni tutti quegli eletti nel 2018 che Grillo stesso ha definito "miracolati" per sostituirli (in misura minore, ovviamente, per il taglio dei parlamentari, ndr) con persone selezionate e di fiducia. Ovviamente, in questa scrematura avranno una deroga personaggi come Di Maio, Crimi, Paola Taverla e Laura Castelli (ma forse ci saranno anche Patuanelli, Fraccato e D’Incà) per meriti acquisiti nell’ambito dei ruoli ricoperti nei governi che si sono succeduti in questi anni. Insomma, un piano che se anche rischia di mettere in difficoltà Conte – e forse anche molto, in prima battuta – alla lunga si potrebbe tramutare in un vantaggio, con l’ex premier che si troverebbe a selezionare di persona la nuova classe dirigente grillina, avvalendosi della vecchia guardia come collante tra passato e futuro dei 5 stelle; nel nome del merito, ma non solo. Fatto che, comunque, non viene digerito per niente, in queste ore, dentro le fila dei gruppi parlamentari stellati, visto che l’"Elevato" ha comunicato la sua decisione senza farla precedere, come è più o meno sempre avvenuto, da un ragionamento con gli eletti; insomma, una bomba a sorpresa.

In tutto questo, si staglia ancora la questione legata al rapporto con Rousseau che per il 90% dei parlamentari non può essere portato avanti, mentre le parole di Grillo sono state interpretate come un tentativo di salvare il rapporto con il figlio dell’altro fondatore, Davide Casaleggio, al punto da far reagire alcuni 'duri’ con un sincero "e allora ciao"; un’amarezza di fondo sfociata poi nella frase rivelatrice: "Cominciamo a guardarci intorno?".

Snodo di tutto, compresa la tenuta dei gruppi fino a fine legislatura, sarà probabilmente la questione legata a Roma e alla blindatura di Virginia Raggi come sindaco della Capitale. Per la Raggi la regola dei due mandati non vale (il primo è stato da semplice consigliere ed è considerato ’il mandato zero’), e "Grillo – dicono nel M5s – la mollerà al ballottaggio per favorire l’uomo del Pd; un altro tradimento, se così sarà".