Mercoledì 24 Aprile 2024

Grillo, dall'onestà alla doppia morale: codice etico aggiustato per Virginia Raggi

Le regole diventano più soft. Oggi forse lascia un altro assessore

Beppe Grillo e Virginia Raggi (Lapresse)

Beppe Grillo e Virginia Raggi (Lapresse)

Roma, 19 dicembre 2016 - Al funerale di Gianroberto Casaleggio c’era un unico grido: «Onestà, onestà». Non solo una bandiera per i grillini, ma un manifesto politico. Solamente un anno fa, su Libero, Luigi Di Maio non faceva sconti: «Non sono a favore della presunzione d’innocenza per i politici. Se uno è indagato, deve lasciare». Beppe Grillo, del resto, è da sempre inflessibile: basta essere indagato e sei fuori. Sabato sera, in pieno caos romano, con l’arresto per corruzione del braccio destro di Virginia Raggi, Raffaele Marra, ecco l’inversione a U. Andiamo avanti nonostante tutto, il concetto declinato sul blog da Grillo: «Ci stanno combattendo con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l’iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia». E, quindi, via a un nuovo «codice etico che definiremo a breve».

«La motivazione è contingente», fanno sapere ambienti pentastellati. «Grillo teme che a breve arriverà un avviso di garanzia alla Raggi e non può scaricarla nel giro di 72 ore dopo averla ‘salvata’». Morale: si corre ai ripari con nuove regole, alla faccia della «diversità». Risultato: si tenterà di trovare la quadra tra «rigidità» (basta un qualsiasi avviso di garanzia per dimettersi) ed «elasticità» per evitare che Virginia debba lasciare Roma solo per «essersi messa le dita nel naso», ironizzano i grillini. In pratica, si dovrebbe salvaguardare, magari con la sospensione, chi è indagato (mentre per i parlamentari le dimissioni sono dovute solo se condannati in primo grado). Un cambio di prospettiva che l’ala più ortodossa, in particolare Roberto Fico e Roberta Lombardi, mal digerirà.

Ciò nonostante, Grillo e Casaleggio andranno avanti, anche perché perdere Roma significherebbe ammaccare i big Luigi Di Maio (che resta blindato, tant’è che si è difeso sul blog di Grillo) e Alessandro Di Battista, sponsor del sindaco capitolino. A dimostrazione della fiducia data a Virginia si vocifera che oggi ‘cadrà’ anche l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, inviso alla Raggi. E dire che, agli esordi, le espulsioni arrivavano per molto meno. Bastava andare in tv o criticare la linea stellata. Eppoi? Tutto è cambiato. Il Movimento è arrivato in Parlamento, a Bruxelles, ha conquistato sempre più Comuni. Man mano che aumentava il potere, più la linea giustizialista diventava insostenibile. Inevitabilmente, la purezza si macchiava ed emergeva pure una doppia morale. Inflessibilità con i sindaci dissidenti (Federico Pizzarotti), linea soft con gli ortodossi (Filippo Nogarin). Nel frattempo si avvicina la vittoria di Roma. Grillo e Gianroberto Casaleggio predispongono un codice etico ad hoc per sindaco, assessori e consiglieri romani. «Hanno l’impegno etico di dimettersi in caso d’iscrizione nel registro degli indagati se la maggioranza degli iscritti al M5S tramite consultazione in Rete ovvero i garanti del Movimento decidano per tale soluzione». In caso contrario, penale di 150mila euro.

La Raggi, sei mesi fa, ne era entusiasta: «Credo sia la massima espressione di trasparenza, onestà e coerenza di un eletto nelle istituzioni». Intanto restava il «vulnus» di Pizzarotti: sospeso, ma su quali basi? Nel 2012 il sindaco di Parma non firmò né codici, né codicilli. Grillo, quindi, interviene col voto online sul Non-Statuto e il nuovo regolamento su sospensioni ed espulsioni per evitare altri casi. Sarà per questo che Di Battista con un video su Facebook ha cambiato pure lo slogan? «A volte onestà e ingenuità camminano insieme», ha detto ieri rompendo il silenzio.