Venerdì 19 Aprile 2024

Guerra in Ucraina, Gozi: "Serve Europa comune anche per la Difesa"

Il deputato Ue: "Bisogna costruire anche in Italia una forza liberaldemocratica come Renew Europe"

Palazzi danneggiati dai bombardamenti a Kiev (Ansa)

Palazzi danneggiati dai bombardamenti a Kiev (Ansa)

ROMA - Già sottosegretario nei governi Renzi e Gentiloni, oggi parlamentare europeo (ma eletto in Francia e non in Italia, l’unico eletto con nazionalità diversa da quella del Paese che lo ha votato), segretario del Partito democratico europeo – formazione politica affiliata, nel Parlamento Ue, a Renew Europe, il gruppo politico di liberali e democratici di Macron come di Renzi – Sandro Gozi ha una grande passione, l’Europa, e una grande fiducia nel mezzo della transnazionalità. Gozi, di fronte alla guerra in Ucraina è arrivato il tempo di far nascere un’Europa comune anche nel settore della Difesa? “Da anni ci battiamo per un’Europa che sia anche una potenza militare e democratica e rispondiamo ai nazionalisti che l’unica vera sovranità possibile è una sovranità europea. È il programma che abbiamo proposto alle elezioni europee del 2019 con En Marche e Renew Europe, che oggi è a parole largamente condiviso pure da chi ci avversava fino a qualche settimana fa. Bene, passiamo dalle parole ai fatti allora. L’adozione delle Bussola Strategica da parte dell’UE è un passo importante in questa direzione e individua sfide e minacce condivise, strategie e azioni comuni per rispondervi. La forza di intervento rapido di 5.000 soldati è la primissima base per costruire una capacità di intervento rapida e autonoma europea. Dobbiamo sviluppare progetti industriali comuni, promuovere gli investimenti per la difesa nazionali ed europei, attraverso una riforma coraggiosa del Patto di Stabilità. E dobbiamo rafforzare gli sforzi per essere sempre più efficaci nel difenderci dalle nuove minacce, a cominciare dalla cybersicurezza”. Il Parlamento italiano ha deciso l’invio di armi all'Ucraina, è stato giusto farlo? "Non giusto, giustissimo. In poche settimane, stiamo passando dallo stato di adolescenti della sicurezza, di cui si occupava lo Zio Sam, cioè gli Usa, a persone adulte che rispettano la famiglia transatlantica e che, per farsi rispettare, prendono decisioni coraggiose, come l’utilizzo dei fondi europei per finanziare la resistenza armata ucraina contro l’invasione di Putin. Ciò vuol dire rinunciare alla diplomazia? No, è il contrario: al Parlamento europeo abbiamo chiaramente indicato che le sanzioni sono oggi l’unico mezzo per sostenere l’Ucraina e tenere aperta la possibilità di un ritorno della diplomazia. Le armi non sono la rinuncia della diplomazia: sono oggi l’unica possibilità per riavviare negoziati di pace. Bismarck diceva che la diplomazia senza le armi è come un’orchestra senza strumenti. Col ritorno della guerra sul nostro continente, credo che valga ancora il suo insegnamento. Poi, come Parlamento Ue abbiamo anche adottato proprio in questi giorni importanti misure di urgenza per la solidarietà concreta a favore dei paesi più colpiti dalla crisi ucraina. Per questo, sono molto orgoglioso, come deputato europeo, di assicurare a polacchi e ungheresi quella solidarietà per la gestione dei rifugiati che i governi nazionalisti di Varsavia e Budapest avevano rifiutato all'Italia nel 2015. Ora però non ci sono più scuse per opporsi alla riforma profonda delle regole su asilo e frontiere esterne della Ue". Tra due settimane si terranno le elezioni presidenziali in Francia. Macron è avanti nei sondaggi al primo turno e anche ai ballottaggi contro tutti gli altri candidati. “Le elezioni francesi hanno un’importanza speciale, che va ben oltre la Francia, perché oggi Emmanuel Macron è chiaramente il principale leader europeo. Se oggi Henry Kissinger dovesse 'chiamare l’Europa' dovrebbe comporre il numero telefonico dell’Eliseo. Le possibilità di riforma dell’Europa dipendono direttamente dal risultato della sera del 24 aprile a Parigi. Nonostante tutti i sondaggi sembrino molto favorevoli, siamo tutti molto impegnati per sostenere la campagna di Emmanuel Macron l’obiettivo è quello di mobilitare tutti gli elettori potenziali di Macron e cercare di lottare contra l’astensione, che potrebbe essere più alta del solito in queste presidenziali. Se Macron avesse altri cinque anni davanti a sé, non solo trasformerebbe la Francia, ma cambierebbe veramente volto all’Europa”. E’ pensabile la costruzione anche in Italia di una forza centrale liberaldemocratica e riformatrice sul modello di Renew Europe? “Renew Europe è la più grande storia di successo europea. Quando abbiamo cominciato a parlarne, già nel 2017, lo abbiamo fatto tra lo scetticismo e la derisione di tanti, anche in Italia. Oggi è una realtà, basata su un forte programma di riforme e di trasformazione europea e un’alleanza politica tra due partiti europei, i liberali e il Partito democratico europeo, e un leader, Macron. Anche in Italia c’è uno spazio simile, che va riempito innanzitutto di nuove idee e proposte concrete. Di questo parleremo al nuovo evento che organizzeremo come Renew Europe, in Italia, a Bologna, il 19 aprile, con la Fondazione Einaudi. Credo che le forze che sono oggi insieme in Europa, come Italia Viva, Azione e +Europa, non abbiano nessuna valida ragione per non costruire questa alleanza anche in Italia, guardando a tutti coloro che da destra, da sinistra, da sopra o sotto, condividono questa prospettiva, anche nella società civile, come Base di Marco Bentivogli. E credo che il primo passo comune è una battaglia tutti assieme per far approvare i referendum sulla giustizia, benché siano stati vergognosamente amputati dalla Corte Costituzionale”.