Governo Lega-M5s, Berlusconi cede: "Niente veti ma non diamo la fiducia"

In serata arriva il placet del leader di Forza Italia, che avverte: "Non faremo da alibi se la trattativa fallisce". Per Di Maio e Salvini inizia la trattativa per la squadra di governo Il PUNTO / Per forza o per amorE - di P. F. DE ROBERTIS

Luigi Di Maio, sullo sfondo Matteo Salvini (Ansa)

Luigi Di Maio, sullo sfondo Matteo Salvini (Ansa)

Roma, 9 maggio 2018 - Dopo 66 giorni di trattative a vuoto per il nuovo governo, Silvio Berlusconi concede il suo nulla osta alla trattativa tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio: non voterà la fiducia ma consente ai due leader di provare a siglare un'intesa per uscire dalla crisi post-elezioni del 4 marzo . E dal canto suo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella concede altro tempo ai partiti spostando a venerdì la presentazione di quel governo "neutrale" che dovrà farsi largo nel caso un cui ancora una volta le trattative politiche dovessero finire in un nulla di fatto. 

Per tutta la giornata Salvini e Di Maio hanno lavorato all'ultima chance per l'alleanza in extremis: prima un faccia a faccia alla Camera, poi la comune richiesta a Mattarella di un giorno di tempo in più.  "Entro 24 conto di farvi sapere qualcosa", ha ripetuto Salvini ai giornalisti fino allo sfinimento. Tutto dipende dall'esito delle trattative in corso con Berlusconi, chiamato a fare il famoso 'passo di lato'.  "Aspettiamo che il Cav dica parole chiare", fa sapere il capogruppo leghista Centinaio. "Ora sta al centrodestra - chiosa Di Maio - sono loro dinamiche interne. Io continuo con la campagna elettorale". E alla fine Berlusconi ha dato il suo ok. In una lunga nota diffusa in serata (vedi sotto) il leader azzurro spiega il via libera all'alleato Matteo Salvini per provare a governare con i 5 stelle: non poniamo veti, ma non metteremo la fiducia - lo avverte - e non facciamo da alibi se l'accordo fallisce.

A questo punto inizia la vera trattativa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini sul governo. Lo sblocco dell'impasse nel centrodestra porta i due leader di fronte al difficile nodo della  squadra di governo, a cominciare dalla premiership. La trattativa scotta, i sospetti reciproci si rimpallano, qualsiasi mossa è segnata da un tatticismo quasi esasperato. In attesa di un coniglio da tirar fuori dal cilindro per il nome di Palazzo Chigi, si fa strada una suggestione: quella di una staffetta tra Di Maio e Salvini

SALVINI - Per tutta la giornata il leader leghista è stato avaro di parole. "Devo parlare con entrambi", sia con Berlusconi che con Luigi Di Maio, spiega il leader del Carroccio "e non c'è ancora una risposta definitiva da nessuno". Per Salvini il prerequisito è che "l'alleanza" con Forza Italia rimanga. Su questo lo stesso Brunetta ha fornito rassicurazioni ("ma non ci chiedano di più"). Stamattina il leghista aveva ribadito il 'no' a un governo neutrale, anticipando che avrebbe tentato il tutto e per tutto pur di evitare un 'tecnico' a Palazzo Chigi.  Il nome che circola in queste ore è quello della diplomatica Elisabetta Belloni. "Non la conosco - spiega Salvini - , sarà la migliore persona del mondo, ma se è un'alta esponente ministeriale che ha ottimi rapporti con Bruxelles può essere in sintonia con gli elettori che hanno scelto il cambiamento?". 

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CRITICA BENEVOLENZA - Dal primo pomeriggio da Forza Italia si fa strada l'ipotesi di una "critica benevolenza" verso un ipotetico esecutivo Lega-M5s. Brunetta apre alla possibilità di un'astensione: "Se vogliono fare il governo, lo facciano. Del resto anche nel 2011 e nel 2013 la Lega non votò il governo Monti né il governo Letta". Più che possibilista anche il senatore Paolo Romani: "Forse vale la pena che si sperimenti un governo giallo-verde, vediamo cosa può offrire...".  Frena invece la capogruppo Mariastella Gelmini, sulla stessa linea d'onda di Antonio Tajani: "No a compromessi da teatrino della politica come il fantomatico appoggio esterno di FI". Nel partito sono momenti convulsi e si attende la decisione di Silvio. 

E la Gelmini in serata su Facebook parla di Berlusconi come un grande statista:

MATTARELLA - Il governo neutrale, annunciato dal Colle, è già pronto. Il presidente non era intenzionato ad attendere oltre questo pomeriggio, ma alla luce della richiesta di Cinquestelle e Lega potrebbe cambiare idea. "Vi sono momenti che richiamano a valori costituzionali, a impegni comuni, perché non divisivi delle posizioni politiche, ma riferiti a interessi fondamentali del Paese, in questo senso neutrali", ha detto oggi. Mattarella tira dritto anche se l'esecutivo "di servizio" potrebbe avere vita breve, anzi brevissima, dal momento che Lega, M5s e Forza Italia hanno già dichiarato che non voteranno la fiducia.

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La strada verso elezioni anticipate resta aperta. "Se dovessimo votare, sarei quello che ci guadagnerà di più", dice Salvini. L'ipotesi, invisa al Capo dello Stato, è quella di tornare alle urne a fine luglio, se non addirittura prima, come vorrebbe Di Maio.  "So che ci sono i lavoratori stagionali, circa 400mila, che saranno fuori sede e circa 3 milioni di italiani che vanno in vacanza, il voto a luglio è sicuramente un problema, sarebbe la prima volta nella storia ma piuttosto che passare l'estate a parlare di legge elettorale tanto vale chiedere un sacrificio estivo e poi avere un governo subito", sentenzia il numero uno del Carroccio. 

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DI MAIO -  Prima dell'incontro, sembrava invece già proiettato verso le elezioni Luigi Di Maio. "Noi la macchina della campagna elettorale non l'avevamo neanche smontata, e ora la rimettiamo in moto. Spero si possa votare a giugno modificando, con un decreto, la legge Tremaglia", diceva stamane il leader dei Cinquestelle conversando coi cronisti a  Montecitorio. "Sfido le altre forze politiche a votare un atto di impegno del Parlamento, una risoluzione o una mozione, che impegna il governo a fare un decreto per per metterci di andare a votare alla fine di giugno".

Quindi, a sorpresa, l''assoluzione'  per Berlusconi circa lo stallo di governo. "Il vero grande tema non è lui, ma gli altri", diceva. "Se siamo arrivati fin qui è perché ci sono dei responsabili. Se dovessi fare una graduatoria delle responsabilità di questo blocco e del ritorno al voto - spiegava ai cronisti a Montecitorio - in cima sicuramente c'è Salvini, che ha scelto il Cav al cambiamento; poi c'è Renzi che ha ingannato partito e opinione pubblica, prima con la possibilità di un'apertura e poi ha fatto saltare tutto". Poi la precisazione: "Noi vogliamo fare un governo che preveda due forze politiche e non quattro. Perché lo abbiamo visto cosa succede quando si fanno i governi a quattro o a cinque forze politiche. Abbiamo detto: andiamo avanti insieme per un governo del cambiamento. Qual è il veto? Nessuno, neanche su Berlusconi. Il punto è che c'è volontà di dialogare solo con la Lega".

PD: DERIVA ESTREMISTA - Il segretario del Pd Maurizio Martina si dice "molto preoccupato per il rischio di una deriva estremista nel governo del Paese. Si affacciano ipotesi di accordi di potere last minute, senza una vera condivisione delle scelte e con il rischio per il Paese di pagare a caro prezzo tutto questo". Il Partito Democratico - dice Martina "è radicalmente alternativo a questo brutto spettacolo". 

LA NOTA DI BERLUSCONI - "Il Paese - afferma Silvio Berlusconi in una nota - da mesi attende un governo. Continuo a credere che la soluzione della crisi più naturale, più logica, più coerente con il mandato degli elettori sarebbe quella di un governo di Centro-Destra, la coalizione che ha prevalso nelle elezioni, guidato da un esponente indicato dalla Lega, governo che avrebbe certamente trovato in Parlamento i voti necessari per governare. Questa strada non è stata considerata praticabile dal Capo dello Stato. Ne prendo atto". "Da parte nostra - aggiunge - non abbiamo posto e non poniamo veti a nessuno, ma di fronte alle prospettive che si delineano non possiamo dare oggi il nostro consenso a un governo che comprenda il Movimento Cinque Stelle, che ha dimostrato anche in queste settimane di non avere la maturità politica per assumersi questa responsabilità". E il leader azzurro continua: "Questo lo abbiamo sempre detto, e per quanto ci riguarda non è mai neppure cominciata una trattativa, né di tipo politico, né tantomeno su persone o su incarichi da attribuire. Se però un'altra forza politica della coalizione di centro-destra ritiene di assumersi la responsabilità di creare un governo con i cinque stelle, prendiamo atto con rispetto della scelta. Non sta certo a noi porre veti o pregiudiziali. In questo caso non potremo certamente votare la fiducia, ma valuteremo in modo sereno e senza pregiudizi l'operato del governo che eventualmente nascerà, sostenendo lealmente, come abbiamo sempre fatto, i provvedimenti che siano in linea con il programma del centro-destra e che riterremo utili per gli italiani".

"Se invece - avverte Berlusconi - questo governo non potesse nascere, nessuno potrà usarci come alibi di fronte all'incapacità  o all'impossibilità oggettiva  di trovare accordi fra forze politiche molto diverse. Di più a noi non si può chiedere, anche in nome degli impegni che abbiamo preso con gli elettori". "Tutto ciò - conclude la nota del leader di Forza Italia - non segna la fine dell'alleanza di centro-destra: rimangono le tante collaborazioni nei governi regionali e locali, rimane una storia comune, rimane il comune impegno preso con gli elettori. Continuiamo a lavorare per tornare a vincere, ma soprattutto perché torni a vincere l'Italia".