Governo in salita, renziani contro Martina

Verso la spaccatura in direzione. Il reggente non molla: tenterò l’accordo fino in fondo Governo, gli orari delle consultazioni IL PUNTO - Su Pd-M5S l'incongnita Renzi - di P. DE ROBERTIS Di Maio molla Salvini: non vuole governare - di E.G.POLIDORI IL PUNTO Fico, ultima chiamata - di P.F.DE ROBERTIS Di Maio: ecco il nostro contratto in 10 punti per l'Italia

Matteo Renzi a Firenze (Imagoeconomica)

Matteo Renzi a Firenze (Imagoeconomica)

Roma, 26 aprile 2018 - Oggi pomeriggio, il presidente esploratore, Roberto Fico, dopo un’altra tornata di incontri con le delegazioni del Pd e del M5S, salirà al Quirinale per riferire lo stato dell’arte. Potrebbe chiedere più tempo, in attesa che i processi politici, dentro il Pd, maturino (direzione dem il 2 maggio) o forse ottenere un pre-incarico per sé. Oppure Mattarella potrebbe attendere ancora (domenica 29 si vota in Friuli), fare lui stesso un terzo giro di consultazioni e poi suonare la campanella finale, quella del governo istituzionale, il suo. Eppure, mentre la trattativa Pd-M5S torna in alto mare, il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, assicura, da Vespa, che ci sono spiragli: "La sfida di governare con il M5S l’accetto. Siamo a un passaggio di fase il percorso è stretto, ma possiamo aprire un percorso. Io ci proverò fino in fondo", dice. Apriti cielo. I fautori dell’accordo esultano, il renzianissimo Michele Anzaldi twitta: "Martina crede di fare la Direzione del Pd e di cambiarne la linea da Vespa?". La Morani, una delle pasdaran preferite da Renzi, rilancia e tra i renziani monta l’ira funesta contro un segretario, quello reggente, che "cerca di fregarci a ogni piè sospinto – dicono – ma ora basta: se la sua linea verrà sfiduciata in direzione – è la loro ultima minaccia – non potrà certo più fare il reggente".

Insomma, la direzione, convocata per il 2 maggio (e Marcucci ha convocato il gruppo del Senato lo stesso giorno: qui i renziani sono 32 su 52, la maggioranza) – sembra su discreto pressing del Colle, che chiede soluzioni condivise, al Pd, ma anche di "decidere presto" – può trasformarsi in una sanguinosa sfida all’Ok Corral. Se ci sarà un voto in direzione sulla carta il vincitore (Renzi) e il perdente (Martina), sono già scritti: 117 i renziani, su 210 membri votanti, contro i 78 delle altre aree (20 di Franceschini, 9 di Martina, 32 di Orlando, 14 di Emiliano), cui non basterebbero certo alcuni insoddisfatti e cani sciolti per ribaltare una votazione che vedrebbe Renzi prevalere, ma al prezzo di una drammatica spaccatura dentro il partito. Certo, c’è chi – come Guerini e Delrio – lavora per sminare il terreno e arrivare a una scelta condivisa e non traumatica, ma le avvisaglie promettono tempesta. Potrebbe arrivare, dai renziani, anche la richiesta di indizione dell’Assemblea nazionale cui Martina si dovrebbe presentare dimissionario. E così, magari sarà vero, come dice il segretario reggente, che "io e Renzi, ci parliamo in continuazione", ma il guaio è che, evidentemente, i due proprio non si capiscono. Renzi, per dire, al corteo indetto dall’Anpi a Firenze, del tutto "casualmente" ha fatto un sondaggio volante sull’opportunità o meno che il Pd governi con il M5S. Scontata la risposta con tanto di incitamenti a "tornare". Ma anche se la richiesta di Antonello Giacomelli ("Renzi ritiri le dimissioni e torni a guidare il partito") non verrà accolta, i renziani ghignano: "Di Maio è un babbeo. Se voleva avere una chanche, doveva parlare con Matteo, non con Martina".

Governo giallo-rosso. "Nel ricco Nord c’è aria di rivolta"

Governo, gli orari delle consultazioni