Roma, 22 aprile 2018 - La situazione di stallo continua. Trascorse sette settimane dal voto del 4 marzo, all’orizzonte nulla è cambiato. Al momento tutti i partiti rimangono sulle proprie posizioni e, a meno di uno strappo della Lega da Berlusconi, la strada per formare un governo politico rimane in tortuosa salita. Il paradosso è che nel frattempo ci sono stati vari incontri informali tra i partiti e formali con il Presidente della Repubblica e con la Presidente del Senato incaricata a trovare una soluzione, e ogni leader continua a ripetere il proprio monologo: Di Maio rifiuta Berlusconi nel governo ma Salvini pare non voglia cedere da solo alle avances del leader pentastellato per formare un esecutivo senza Forza Italia.
Il metodo Mattarella - di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Il forno con il Pd non si è ancora aperto nei fatti, ma nulla esclude che la cottura potrebbe rimanere la stessa, nessun accordo. Evidentemente questa è la dimostrazione che l’Italia non era ancora preparata a ritornare a un sistema proporzionale, in cui diventa obbligatorio stringere alleanze con forze concorrenti. Le contraddizioni che emergono sono tante, per esempio se i nuovi leader dicono che ormai si è superata anche la seconda Repubblica ci ritroviamo però in un sistema elettorale che invece è da prima Repubblica. Pertanto è proprio questa bipolarità che accentua le reali difficoltà che ci possono essere nel costruire alleanze con schieramenti e partiti avversi.
Se subito dopo il voto l’opinione pubblica guardava con attenzione e interesse al gioco delle tattiche finalizzate a creare alleanze, e allo stesso tempo il ‘periodo di decantazione’ promesso dal Presidente Mattarella era stato percepito come un momento di riflessione e approfondimento da parte dei leader sul da farsi, oggi la situazione è cambiata e quel velato ottimismo iniziale si sta trasformando in manifesta insofferenza ed in una ulteriore mancanza di fiducia verso i partiti. Sembra di assistere al gioco dell’oca, quando per un imprevisto si ritorna alla situazione di partenza, e si ricomincia. Pertanto nell’ultima settimana, diventato ancora più evidente lo stallo istituzionale, si è registrato nelle rilevazioni demoscopiche dell’Istituto Noto Sondaggi un trend negativo del sentiment degli italiani rispetto a questa situazione in atto. Andiamo con ordine.
Il 65% chiede un governo subito, al di là delle appartenenze politiche. Il concetto è che un esecutivo si può anche contestare ma comunque ci deve essere. Inoltre in questi giorni il 54% ha perso fiducia nei confronti dei partiti, bisogna premettere che già prima delle elezioni il livello di fiducia nella politica era del 12%, oggi è sceso al 5,5%.
Le maggiori responsabilità sono di Di Maio per il 38% e di Salvini per il 34%, ma un’altra opinione che fa più riflettere è che per il 55% degli italiani gli attuali leader politici non stanno dimostrando capacità sufficienti e formazione culturale per saper gestire i momenti critici. Comunque sia, per la maggioranza la cosa migliore da fare è formare un governo al più presto: il 62% preferirebbe un esecutivo politico mentre solo il 18% è a favore del cosiddetto governo di tutti, cioè appoggiato da vari partiti con un presidente del Consiglio ‘terzo’.
La seconda opzione alla possibilità che si possa trovare un accordo per costruire una maggioranza politica riguarda, però, le elezioni anticipate che in tal caso vengono richieste dal 58%. Da sottolineare infine che le maggiori parole che identificano la sensazione d’animo degli elettori in seguito a questo caos istituzionale sono disaffezione (67%), incapacità (65%), pessimismo (58%). Lo stallo continua, ma gli italiani con il trascorrere dei giorni diventano sempre più insofferenti per il nulla di fatto.
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