Mercoledì 24 Aprile 2024

Governo, Pd-M5s nemici giurati? In politica mai dire mai

L'ipotesi di una maggioranza alternativa è in campo. Eppure, da dieci anni pentastellati e dem si prendono a insulti. Tutto iniziò quando Grillo diede dell'"ebetino di Firenze" a Renzi...

Matteo Renzi, sullo sfondo Luigi Di Maio (Imagoeconomica)

Matteo Renzi, sullo sfondo Luigi Di Maio (Imagoeconomica)

Roma, 15 agosto 2019 - Senza esclusione di colpi. Nell’ultimo anno e mezzo, Movimento 5 Stelle e Lega se le sono date di santa ragione, un osservatore esterno avrebbe faticato a immaginarli alleati di governo. Toni e insulti secondi solo a quelli usati dagli stessi grillini contro il Pd di Bersani (prima), Renzi e Zingaretti, poi. Qui la faida (ricambiata, va da sé) è più che decennale: stupisce il fatto che la crisi d’estate possa preludere a un esecutivo che traghetti il Paese oltre la manovra autunnale. 

Lo streaming con Bersani

Ma partiamo dal principio. Ovvero da quell’«ebetino di Firenze» con cui Beppe Grillo bollò Matteo Renzi, allora candidato a sindaco di Firenze. Era il 19 maggio del 2009. Due mesi dopo, l’ex comico fece la mossa di cercare di iscriversi alle primarie Pd. Provocazione respinta. E da lì è stata guerra aperta al cosiddetto «Pdmenoelle». Tutti hanno ancora negli occhi l’umiliazione via streaming di Pierluigi Bersani (27 marzo 2013), quando Vito Crimi e Roberta Lombardi rifiutarono tutte le proposte dell’allora leader Pd, che stava esplorando la possibilità della formazione di un governo.  È curioso che proprio la lombardi sia stata tra le prime ad aprire all’ipotesi di un esecutivo tecnico: «sei anni fa eravamo più schizzinosi», ha ammesso l’altro giorno.

La farsa con Renzi premier in pectore

Quando Grillo fu costretto (così decisero gli iscritti) a incontrare il capo dei «pidioti», renzi, premier in pectore (19 febbraio 2014), il match fu più breve: «non sei credibile, qualunque cosa dici non ci fidiamo», sentenziò l’ex comico. Da lì, giù botte, alla prima occasione buona. «Aveva ragione Berlusconi quando diceva che chi votava pd è un coglione» (19 marzo 2014), «il Pd è il partito preferito dalla camorra» (14 gennaio 2016), «Renzi? una scrofa ferita» (22 novembre 2016), per fare qualche esempio. i suoi non sono stati da meno, non solo durante la questione  Etruria (con la Boschi bersaglio favorito) e nell’inchiesta sul padre di Renzi, ma anche in tempi recenti. Il vicepremier Luigi Di Maio: «Il Pd? escludo categoricamente qualsiasi alleanza. spero di avere i voti per ignorarli» (2 febbraio 2018), «il pd è impresentabile per sua stessa natura» (19 febbraio 2018). Tra gli insulti che i dem non possono dimenticare, quella di Laura Castelli, ora sottosegretaria, che il 28 marzo 2015 twittò: «quanta gente hanno ucciso i cattivi governi? Quanti il governo renzi? Per me più di 150...». Il riferimento era alla tragedia dell’airbus 320 Germanwings schiantatosi per un gesto suicida del pilota (a cui Grillo aveva accostato renzi). Probabilmente il punto più basso raggiunto a livello di polemica politica. 

Le promesse del Pd: mai con Grillo E i dem? Renzi non ha mai fatto sconti, lanciando su Twitter il 6 marzo 2018 l’hastag #senzadime, rilanciato lo scorso 22 luglio, proprio per prendere le distanze da Dario Franceschini che aveva parlato di «valori comuni» tra Pd e M5s. Il 14 dicembre 2017 affondò il colpo giocando sul ‘complottismo’ del sottosegretario Carlo Sibilia, che «sostiene che l’uomo non è mai stato sulla luna. Sono persone in grado di gestire il Paese?». Il 12 febbraio 2018, in tv da Lilli Gruber, gioca il carico: «Con la storia dei rimborsi i 5Stelle sono diventati l’Arca di Noè di truffatori, scrocconi, riciclati di altri partiti e massoni». Ma la politica, evidentemente, è come gli squali: se smette di muoversi, muore. Tra i renziani duri e pure che avranno alzato qualche sopracciglio in queste ore si contano anche Roberto Giachetti che, il 1° marzo 2019, dichiarava che, in caso di alleanza coi grillini, avrebbe «lasciato il partito», e Maria Elena Boschi: «Mai coi grillini – sentenziò una ventina di giorni fa – sono uguali alla lega, sarebbe una follia».