Martedì 23 Aprile 2024

Governo Lega-M5S già in affanno. Gli analisti: ma l'opposizione non c'è

"Da FI e Pd nessuna alternativa"

Da sinistra Di Maio, Conte e Salvini (Ansa)

Da sinistra Di Maio, Conte e Salvini (Ansa)

Roma, 11 agosto 2018 - L’opposizione vaga nel deserto in cerca di oasi dove potersi abbeverare. La maggioranza litiga ed è divisa su moltissime cose: dalle Grandi Opere ai migranti, dalla legge Mancino ai diritti civili e via elencando. Un quadro generale non particolarmente incoraggiante perché pare non esservi alternativa, sembra impossibile immaginare un ‘normare’ gioco democratico.

«Ma il fatto – attacca il professor Piero Ignazi, scienziato della politica nell’ateneo bolognese, esperto di partiti politici – è che tutto nasce da un equivoco, direi strutturale: e cioè l’idea che Forza Italia sia in grado di fare opposizione. Il che è impossibile. Gli ‘azzurri’ dovrebbero battagliare con la Lega, che loro stessi dicono essere parte integrante del centrodestra e di cui sono stati fedelissimi alleati per un quarto di secolo. Ci rendiamo conto dell’assurdità della cosa?». Per Marco Valbruzzi, ricercatore dell’Istituto Cattaneo e docente a Forlì, c’è poi un altro particolare da non sottovalutare: e cioè che, dati alla mano, lo scontro tra un’opposizione rappresentata da Forza Italia e la Lega avviene solo tra gruppi dirigenti: «Teniamo conto che una distanza tra gli elettori della Lega e di Forza Italia praticamente non esiste. Le sfumature sono davvero minime».

Ovviamente, parlando di opposizione, non puoi trascurare il Pd (capace di votare per sbaglio un provvedimento come quello sulle periferie che demolisce quanto deciso da esecutivi a guida dem...). Che c’è. Ma non si vede. «E ti credo – esclama Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia, filosofo, da sempre a sinistra e come deputato del Pci e poi nella Margherita con fugace apparizione nel Pd tra il 2007 e il 2009 –. Dopo la bastonata che hanno preso, vorrei vedere il contrario. Sono spaesati, non danno segni di vita...». Insomma, finiti: «Non ho detto questo. Suggerirei di aspettare il congresso. A un patto: che parlare di ‘opposizione’ è vacuo, proprio come concetto. Ormai tutti i partiti o quel che ne resta sono di lotta e di governo. L’attuale situazione è frutto di anni di errori catastrofici. E io sono preoccupato per la situazione economica».

Una democrazia senza opposizione corre rischi? Oppure va fatto sedimentare il ‘lutto’ per Forza Italia e Partito democratico? O, ancora, bisogna aspettare, per avere un quadro politico ‘normale’, il fiorire di Carlo Calenda e del suo Fronte repubblicano o dell’Altra Italia, movimento di ispirazione berlusconiana? «Mah – scuote la testa Valbruzzi –. L’Altra Italia è suggestione troppo giovane per esser giudicata. Su Calenda, invece, esprimerei un parere negativo. Per un motivo, semplice semplice: la sua analisi sulla crisi della democrazia è sbagliata, non convince. E poi: dove sta il progetto? Se è debole, anche il soggetto nascerebbe monco o non credibile».

Però una domanda sorge spontanea: a un governo in litigio perenne non dovrebbe corrispondere un’opposizione forte? «E chi l’ha detto? – si domanda Valbruzzi –. Stiamo attenti. Oggi infilarsi tra quelle che un tempo si sarebbero definite le contraddizioni non è affatto facile. Anche perché Cinquestelle e Lega rappresentano poli opposti, che coprono tutto. Litigano, è vero, ma si tratta di un gioco delle parti». Per Ignazi, occorre aspettare: «Adesso prevale una qual certa euforia. Chi mai, cinque anni orsono, avrebbe anche solo lontanamente immaginato di avere i grillini a Palazzo Chigi? Nessuno. Ecco, oggi vince la gioia di stare al governo. Che poi passerà. Con conseguenti fuochi pirotecnici...».

Par di capire, dunque, che di alternative non ve ne sono. «Non direi – dice Ignazi –. Guardiamo a Bologna. Al ‘duello’ tra monsignor Zuppi e Lucia Borgonzoni. Le parole della leghista hanno fatto rumore e la società si è ribellata». Per non parlare – aggiunge Valbruzzi – di quanto accade nel mondo cattolico: «Se leggi Famiglia Cristiana e Avvenire, capisci che da lì parte un’opposizione. Poi ci sono tanti soggetti di sinistra che, però, fanno fatica a trovare un contenitore ‘classico’, di partito. Affidarsi al Pd è dura. Defatigante...».

«Verissimo – afferma Cacciari –. L’opinione pubblica non è felice e contenta, ma certamente non vuol seguire Il Pd». Un Pd nel caos che, dicono i tre studiosi all’unisono, non sarà «mai un’alternativa credibile se non troverà una leadership. Ancora, piaccia o non piaccia, sia o no capace di guidare un partito, è Matteo Renzi il cardine...». Chiosa di Valbruzzi: «Non basta fare opposizione di rigetto. Ci vuole un’opposizione di progetto. Chissà che non nasca all’interno dei Cinquestelle...».