Governo, Di Maio teme di essere scavalcato

Un incarico esplorativo al presidente della Camera per avvicinare il Pd dividerebbe il Movimento Governo, Fassino indica i nuovi scenari. "Ora il Pd farà la sua parte" IL PUNTO / I paletti di Mattarella - di P. F. DE ROBERTIS Governo, la Casellati certifica lo stallo. Se restano i veti lunedì tocca a Fico

Da sinistra: Danilo Toninelli, Luigi Di Maio e Giulia Grillo (Imagoeconomica)

Da sinistra: Danilo Toninelli, Luigi Di Maio e Giulia Grillo (Imagoeconomica)

Roma, 19 aprile 2018 - Ancora mai con Silvio. L’ennesimo ultimatum di Luigi Di Maio arriva dopo circa un’ora di colloquio con la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, incaricata dal capo dello Stato di esplorare l’ipotesi di governo centrodestra-M5S. E malgrado la durata dell’incontro facesse sperare in qualche novità, all’uscita il leader stellato si è prodotto nell’ormai nota dichiarazione finale: "Il veto su Berlusconi resta, lasciamo a Salvini una settimana per decidere".

Governo, Fassino indica i nuovi scenari. "Ora il Pd farà la sua parte"

Per i grillini, al momento l’unico governo possibile è quello formato da M5S e Lega (considerando la coalizione di centrodestra "un artificio elettorale") e comunque basato su un programma di governo alla tedesca, da discutere per punti. "Dico a Salvini – ha aggiunto Di Maio – che di tempo non ce n’è più, decida entro questa settimana il Paese non può aspettare; queste consultazioni dimostreranno che l’idea di un governo del centrodestra è fallita". "Noi e la Lega – ha concluso – siamo le uniche due forze politiche che non si pongono veti a vicenda, ma io sono stato accusato da Salvini di porre dei veti. Ma non si capisce perché io non possa porlo su Berlusconi ma lui possa porlo sul Pd".

La posizione del Movimento è stata poi discussa, ieri sera, durante l’assemblea congiunta degli eletti dove Di Maio ha detto "la Lega vuole il mio dietrofront e l’ok a Forza Italia", ma dove nessuno ha parlato dell’altra ipotesi che agita il Movimento, scuotendolo nel profondo. Cioè l’idea che il capo dello Stato possa ripetere con Roberto Fico quanto già fatto con la Casellati, ovvero un mandato esplorativo puntato su una possibile convergenza tra M5S e Pd – alleanza meno remota, non foss’altro per l’apertura dimostrata dal segretario dem Martina a discutere su alcuni punti di programma. Quel che si teme, tuttavia, è che se Fico portasse al Quirinale un qualche tangibile risultato di intesa, poi l’incarico "con riserva" potrebbe essere dato a lui e non a Di Maio. In questo caso il Movimento si spaccherebbe, questione che non sfugge al Quirinale, ma che i vertici grillini temono al punto da incaricare il capogruppo al Senato, Danilo Toninelli, di esorcizzarne l’eventualità con tanto di dichiarazioni ufficiali: "Escludo categoricamente un governo senza Di Maio – ha spiegato – e l’ipotesi Roberto Fico premier non sussiste".

Dentro il Movimento si sostiene ufficialmente la compattezza intorno al leader e "l’ottimo rapporto esistente tra Fico e Di Maio". Fatto che, a giudizio di alcuni dei più vicini a Di Maio, si impedirebbe al presidente di Montecitorio di accettare "un incarico e un nome diverso da quello di Luigi". Ma un incarico da premier è quasi impossibile da rifiutare.