Martedì 16 Aprile 2024

I 100 giorni del governo Meloni: dalle polemiche sulle accise alla linea sull'Ucraina

Il tagliando all'esecutivo dopo i primi mesi di lavoro. Le discussioni sul pos e l'esordio incerto sul rave

La premier Giorgia Meloni con il vicepremier Matteo Salvini

La premier Giorgia Meloni con il vicepremier Matteo Salvini

Roma, 15 gennaio 2023 - Il governo di Giorgia Meloni 100 giorni dopo la vittoria. Dal taglio delle accise all'Ucraina, un'analisi per punti.

Il taglio delle accise ha scaldato i prezzi

La cancellazione dello sconto sulle accise, in manovra economica, c’è stato. Questo è un fatto. Un video del 2019 inchioda Meloni che, allora all’opposizione, parlava della necessità di tagliare le accise sulla benzina come priorità. L’accusa di "incoerenza" scatta immediata, gli sfottò delle opposizioni pure. La tensione sale alle stelle anche dentro la maggioranza e Meloni va in tv, dove si difende così: "Io non ho promesso in questa campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina. In Manovra abbiamo dovuto fare delle scelte. Mettere in sicurezza le imprese e le famiglie dal caro bollette e concentrare il resto delle risorse su tagliare le accise o il costo del lavoro e abbiamo scelto questa seconda strada".

Nell’ultimo decreto sulla benzina varato in cdm l’ultima correzione di tiro: ritoccare le accise utilizzando l’extragettito dell’Iva derivato dall’aumento del costo della benzina. In pratica, i maggiori introiti derivanti dall’IVA sulla benzina saranno investiti per abbassare le accise sui carburanti. L’ultimo fronte aperto resta però comunque quello con i benzinai, accusati di speculazione, e già in mobilitazione. Lo sciopero è rinviato, per ora. Intanto, arriva, in corner, il decreto Trasparenza o dl carburante: proroga del bonus benzina da 200 euro, prezzi trasparenti, doppia esposizione dei costi del carburante, monitoraggio dei prezzi giornaliero.

Pos e tetto contante, un mese di discussioni

È stata una discussione e una polemica infinita quella sull’obbligo del pos per i commercianti e dell’innalzamento del tetto al contante. Alla fine, in pratica, non se n’è fatto più nulla. Nella prima versione della Manovra il governo aveva previsto l’innalzamento della soglia per i pagamenti elettronici a 30 euro (gli esercenti, cioè, non sarebbero stati obbligati ad accettare pagamenti in Pos sotto quella cifra).

Nella seconda versione il tetto era innalzato a 60 euro. Poi il dietrofront, a causa dell’intervento della Ue in quanto misura che va contro i suoi regolamenti. Alla fine, anche nel 2023, gli esercenti saranno tenuti ad accettare i pagamenti elettronici tramite Pos, micro-transazioni comprese, pena una sanzione pecuniaria, di 30 euro. Un tavolo permanente tra governo e categorie interessate (banche ed esercenti) dovrebbe mitigare i costi con un "contributo straordinario" per i secondi. Solo parziale, invece, la retromarcia sul tetto al contante. Il governo, su spinta della Lega, voleva portarlo fino a 10 mila euro dai 2 mila euro attuali ma anche qui la Ue e BankItalia hanno imposto la frenata, anche se va detto che la Ue, come misura anti-riciclaggio, caldeggia il tetto al contante proprio alla cifra di 10 mila euro. Alla fine, con la manovra, e dal primo gennaio 2023, la soglia per l’uso del contante è stata portata a 5mila euro. Un onesto compromesso. 

Ong, nuove regole e altre polemiche

Dopo una prima fase di politica degli "sbarchi selettivi", criticata dalla Ue, e di scontro con la Francia sulla redistribuzione dei migranti, per paradosso il decreto legge sulle ong è stato uno degli ultimi approvati, il 28 dicembre 2022.

Il decreto-legge introduce un codice di condotta per le ong nelle operazioni di salvataggio: una volta soccorsi i migranti in mare, devono avvisare subito le autorità italiane e, una volta assegnato da queste un porto di sbarco, esso va raggiunto "senza ritardo", anche se non è il più vicino alla zona del soccorso. Vuol dire maggiori costi per le navi ong e il divieto dei "soccorsi plurimi". Chi viola le norme può subire sanzioni tra i 10 mila e 50 mila euro e il fermo della nave fino a due mesi. Immediate le proteste di associazioni e ong. 

L'esordio incerto sul decreto rave

È stato il primo provvedimento del governo Meloni ed ha suscitato forti polemiche e sorpresa. Parliamo del decreto 'anti-rave party' convertito in legge ed entrato in vigore l'1 gennaio 2023, su iniziativa del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il decreto introduce un nuovo articolo del Codice penale (434 bis) che punisce i raduni illegali con più di 50 persone. Severe le pene per gli organizzatori: reclusione da 3 a 6 anni e multe tra mille e 10 mila euro, meno per i partecipanti. Durissime le critiche delle opposizioni: strumento di mera repressione, pene sproporzionate, norme scritte male e che mettono a rischio le libertà costituzionali dei cittadini. Un primo passo falso.

Nato e Ucraina, l'Italia convince

Al netto della (durissima) crisi diplomatica sfiorata con la Francia di Macron (e non ancora del tutto rientrata), la premier, all’estero, ha conosciuto solo successi, nei primi mesi di attività del governo. Il debutto europeo, nel viaggio del 3 novembre scorso, è andato bene. Nell’ordine, la Meloni ha incontrato i vertici del Parlamento Ue (Metsola), della Commissione Ue (Von der Layen, venuta di recente anche in Italia a palazzo Chigi) e del Consiglio Ue (Michel). "Non siamo marziani" ha scherzato la premier, trovando buona accoglienza. Ottimo anche il debutto al vertice internazionale del G20 a Bali: asse con la Nato, dialogo con l’Oriente, etc. in colloqui, tutti di altissimo livello. Entro il 24 febbraio Meloni sarà a Kiev. La centralità dell’Italia in Ue e Nato è assicurata.