Governo, i leghisti: mai un premier M5s. E bocciano il reddito di cittadinanza

Il sondaggio: la legittima difesa piace alla base del Movimento e del Carroccio

Salvini a un gazebo della Lega (Newpress)

Salvini a un gazebo della Lega (Newpress)

Roma, 19 maggio 2018 - Prima di entrare nel dettaglio dell’analisi di quel che uno storico, un paio di decenni fa, definì «le paure e le speranze degli italiani» (nel nostro caso di quelli che hanno espresso, il 4 marzo scorso, la loro preferenza a leghisti e Movimento 5 Stelle), è d’obbligo una breve premessa metodologica. Il nostro Istituto ha fatto un sondaggio sugli elettori dei 5 Stelle e del Carroccio. Soggetti politici che però, nella realtà, adotteranno un metodo diverso per chiedere ai propri elettori l’opinione sul programma di Governo. I seguaci di Luigi Di Maio, infatti, voteranno solo sulla 'piattaforma Rousseau', cioè quella che si basa sugli iscritti/elettori/militanti «ortodossi». La Lega organizzerà nelle piazze d’Italia i gazebo che non sono ‘controllabili’ e senza ‘filtro’. Inoltre abbiamo utilizzato lo stesso schema che utilizzano in due partiti, cioè i pentastellati chiedono un giudizio generale sull’intero pacchetto di riforme, la Lega, invece, testa alcuni punti specifici.

In generale, fra gli elettori di entrambi i partiti, il consenso verso il programma è molto alto. Nelle fila dei Cinquestelle registriamo un 75 per cento di favorevoli all’approvazione e solo un 15 per cento contrario, mentre il 10 dichiara di non avere opinioni in merito. Ancor più particolare l’analisi per gli elettori della Lega. Abbiamo interrogato i seguaci del Carroccio su quattro temi specifici: flat tax, reddito di cittadinanza, legittima difesa domiciliare e politiche migratorie e di asilo più restrittive. Solo su un punto i seguaci del Carroccio non sono, nella maggioranza, d’accordo: il reddito di cittadinanza. Per gli elettori della Lega il reddito di cittadinanza non va approvato per il 64 per cento, mentre il 32 per cento dice "sì". Gli altri temi trovano l’approvazione massima: sulla difesa il picco col 95, sulle politiche migratorie il 94 e sulla flat tax il 64. A questo punto interviene un altro elemento interessante che potrebbe creare qualche problema a un possibile governo giallo-verde.

Se, infatti, sui programmi i due elettorati si trovano su posizioni sostanzialmente simili – sono insomma d’accordo – è sui nomi che si registrano i problemi se non una vera e propria contrapposizione. Gli elettori grillini non accetterebbero un premierato leghista con il 55 per cento di no. Una contrarietà che raggiunge una cifra altissima nel caso contrario. Vale a dire che i leghisti non vorrebbero un grillino sulla poltrona più alta di Palazzo Chigi con una percentuale altissima: l’87. Schema, che, sostanzialmente, non cambia anche individuando nome e cognome degli aspiranti presidenti: il 52 per cento dei pentastellati giudica «non affidabile» Salvini (il 41 sì e il 7 non si esprime). Un corposo 85 per cento di ‘lùmbard’ non giudica affidabile Luigi Di Maio (solo il 7 lo apprezza con un 8 che si dichiara "senza opinione").

Infine, altri due elementi che riguardano un quadro più generale. Secondo i nostri dati il 41 per cento degli italiani preferisce superare lo stallo con la formazione di un governo grillin-leghista a tutti i costi; il 29 preferirebbe le elezioni anticipate; il 20 opterebbe per un governo neutrale. E i partiti? Al 18 maggio il M5S prende il 32,5 per cento dei suffragi contro il 36 dell’8 maggio e il 32,7 conseguito alle politiche. La Lega avrebbe un consenso del 22 contro il 23 dell’8 maggio e il 17,4 del 4 marzo. Un forte avanzamento per le truppe di Salvini.