Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Pd prova a rientrare

L'idea del referendum tra gli iscritti per uscire dall'angolo

Se in questa crisi c’è un partito che teme di finire in un vicolo cieco (altri, tipo Leu, sono finiti in quello morto) è il Partito democratico. Arrivato terzo dietro Centrodestra e Cinquestelle, il Centrosinistra sa di poter essere determinante ma allo stesso tempo teme di sparire. La distanza che passa tra l’una o l’altra ipotesi è labilissima. All’inizio il mantra condiviso al Nazareno era «tutti all’opposizione», ora il muro pare vacillare. I distinguo prendono a circolare, e vedrete che nei prossimi giorni - specie se Mattarella chiamerà o gli altri partiti avanzeranno proposte più articolate - tutto sarà più fluido. Adesso ha preso piede l’ipotesi di una consultazione tra gli iscritti sulle scelte da adottare. La proposta è stata lanciata alla chetichella, guardando al modello dei socialdemocratici tedeschi, e piano piano sta riscuotendo consensi. Lo statuto lo prevede, non era mai stata fatta prima ma questa sconfitta potrebbe essere l’occasione buona. Per rilanciare il partito e la sua immagine. In fondo è nei momenti di difficoltà che il Pd è ricorso al proprio «popolo» per trarre la forza e superare le fasi di stallo, chissà che anche stavolta il bagno rigeneratore dei gazebo non riesca a ridare quello slancio perso il 4 marzo. Una leadeship ballerina (in gergo buonista si dice «collegiale») e priva di iniziativa come quella attuale almeno in linea di principio non ne trarrebbe giovamento, e, anzi, è sempre propensa a concludere accordi interni, ma la situazione è così «chiusa» che il referendum potrebbe essere la mossa che spariglia e mette tutti d’accordo.