
Roma, 19 maggio 2018 - La consacrazione del contratto di governo «alla tedesca» da parte degli iscritti alla piattaforma Rousseau (94% di sì) sarà seguita, oggi, dal voto nei gazebo della Lega. Il voto dei militanti non è mai stata una preoccupazione dei due partiti, peraltro forti di sondaggi che li danno in ascesa. Neppure il contratto stesso è più un problema: scritto, rivisto ed emendato, è arrivato all’ultima stesura che leggerà Mattarella quando i due leader saliranno al Colle, appuntamento di fatto già fissato per lunedì. Il problema è ben altro: chi farà il premier? Il Colle ha chiarito che parlerà di ministri solo con il premier incaricato. Premier che spetta proprio a Mattarella incaricare.
La Lega insiste sulla necessità di affidare Palazzo Chigi a una figura ‘terza’, anche se accetta che venga «promossa dal M5S», e punta a ottenere ministeri di peso.
È quanto è emerso al termine della riunione del consiglio federale della Lega che ha dato «mandato pieno e unanime» a Salvini «affinché si parta con il governo del cambiamento». Nella riunione Salvini non ha fatto un nome specifico per l’incarico di premier, ma ha chiarito che l’idea è di affidare l’incarico a una «figura terza, di alto profilo e con un cursus politico, promossa dai 5 Stelle e condivisa». Fonti M5S riferiscono che Di Maio avrebbe avanzato a Salvini una "rosa di cinque nomi". Il problema è Di Maio: continua a rivendicare Palazzo Chigi per sé mentre dalla Lega tagliano corto: "Col cavolo che ci va".
Sui nomi il riserbo è massimo, ma i leghisti spiegano che nella rosa figurano, in quota 5 Stelle, alcuni dei nomi emersi nei giorni scorsi (Emilio Carelli, Vincenzo Spadafora, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro e Vito Crimi), con una particolare preferenza, dentro il M5S, per Bonafede, un vero fedelissimo di Di Maio che dice: "Il premier sarà un amico del popolo". Buio fitto, invece, sui nomi proposti come figura terza. Peraltro, ieri, malgrado fossero entrambi a Milano, non vi è stato alcun incontro tra Salvini e Di Maio, ma la cosa viene interpretata come "un buon segno". I contatti tra i due leader sono infatti costanti e il faccia a faccia ci sarà domani per sciogliere il nodo nomi prima di lunedì per andare al Colle.
In merito alla squadra di governo, Salvini avrebbe garantito ai suoi che la Lega otterrà «ministeri di peso»: Agricoltura e Interni, ma potrebbero esserci anche Sviluppo economico e Tesoro. La scelta sarebbe Giorgetti, ma per l’Economia spunta ora il nome terzo del direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi. Alla Farnesina resta in pole un tecnico ‘alto’ come Massolo, mentre Di Maio è in ballottaggio tra Lavoro e Sviluppo.
Ma per Salvini ieri è stato anche il giorno della telefonata "accesa" con Berlusconi. Uno scambio di opinioni ruvido che, per quanto smentito da entrambi gli staff, indica che il centrodestra, se nascerà il governo giallo-verde, da quel giorno di fatto non esisterà più.
FOCUS Il contratto nella versione definitiva
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Rivoluzione fiscale
Dal tavolo Salvini- Di Maio è uscita una proposta di nuovo regime fiscale: flat tax con due aliquote fisse (15 e 20%) per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie; per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3mila euro; no tax area per i redditi più bassi

Stop alla legge Fornero
Lo stop alla legge Fornero sulla previdenza è un mantra per entrambi i partiti. Si prevedono 5 miliardi stanziati per agevolare l'uscita dal mercato del lavoro delle categorie finora escluse. Applicare sia la quota 100 (somma di età e anni di contributi) sia la quota 41 (anni di anzianità contributiva)

Dossier Europa
Dall'ultimo testo sono scomparsi gli accenni all'uscita dall'Euro e la cancellazione dei 250 miliardi di euro di debito con la Bce, ma restano indicazioni nette sulla rinegoziazione della partecipazione italiana all'Unione europea. Revisione dei trattati e rafforzamento del ruolo del Parlamento Ue

Presenza all'estero
Al capitolo esteri, si chiede di rivalutare la presenza dell'Italia nelle missioni internazionali. Pur confermando l'appartenenza alla Nato, si sottolinea la necessità di una maggiore apertura alla Russia di Putin, con il ritiro delle sanzioni e la riabilitazione di Mosca come "interlocutore strategico"

Linea dura sull'immigrazione
Sull'immigrazione prevale la linea dura leghista, dall'espulsione di 500mila irregolari al controllo sui luoghi di culto islamici. Convergenza sul superamento del regolamento di Dublino sull'accoglienza dei richiedenti asilo e sul contrasto al "business dell'accoglienza", con la previsione di un Cie per ogni regione. Chiusura dei campi rom

Reddito di cittadinanza
Anche nell'ultima bozza c'è la misura cardine per il Movimento 5 Stelle: 780 euro al mese pro capite per il reinserimento nel mondo del lavoro. Sono consentite massimo tre proposte in due anni, altrimenti si decade dal beneficio in caso di rifiuto. Due miliardi per il potenziamento dei centri per l'impiego. Prevista anche la "pensione di cittadinanza"

Legittima difesa
Il testo definitivo parla di "inviolabilità della proprietà privata" e prevede dunque la riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare, eliminando gli elementi di incertezza interpretativa

Avvocati milanesi in agitazione
Il programma in materia di giustizia è improntato ai toni di "legge e ordine": riforma ai tempi della prescrizione, cancellare leggi su pene alternative e svuota carceri, stretta sui magistrati in politica, pene dure per reati come furti in casa e truffe agli anziani. Stretta sulla corruzione e introduzione della figura dell'agente provocatore

I dubbi sull'alta velocità
Sul tema delle infrastrutture e grandi opere, fino all'ultimo è servita la mediazione tra posizioni diverse. Il M5S avrebbe voluto lo stop alla Tav Torino-Lione, ma alla fine si è arrivati a un generico impegno a "ridiscutere integralmente il progetto". Salvo il Terzo Valico tra Liguria e Piemonte

Come cambia la politica
Alcune voci del contratto configurano un nuovo assetto politico, secondo i cavalli di battaglia grillini: tagli ai vitalizi e alle pensioni d'oro (oltre i 5mila euro mensili), riduzione del numero dei parlamentari, vincolo di mandato e patto contro il trasformismo in Aula. Spunta poi il "comitato di conciliazione", super organismo politico non previsto dalla Costituzione. Curiosità: si prevede l'abolizione del Cnel, come proposto dalla riforma costituzionale del 2016 contro cui si schierarono proprio 5 Stelle e Lega