Governo, Mattarella: "Parlerò solo col premier". Spunta Rossi all'Economia

Il presidente della Repubblica mette i paletti. Trattativa in corso: Salvini vuole ministeri di peso e lascerebbe Palazzo Chigi ai 5 Stelle, ma non a Di Maio Berlusconi scarica Salvini: torna a casa - di P.B. MANCA Come funziona Rousseau - di ROSALBA CARBUTTI

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (Ansa)

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (Ansa)

Roma, 19 maggio 2018 - La consacrazione del contratto di governo «alla tedesca» da parte degli iscritti alla piattaforma Rousseau (94% di sì) sarà seguita, oggi, dal voto nei gazebo della Lega. Il voto dei militanti non è mai stata una preoccupazione dei due partiti, peraltro forti di sondaggi che li danno in ascesa. Neppure il contratto stesso è più un problema: scritto, rivisto ed emendato, è arrivato all’ultima stesura che leggerà Mattarella quando i due leader saliranno al Colle, appuntamento di fatto già fissato per lunedì. Il problema è ben altro: chi farà il premier? Il Colle ha chiarito che parlerà di ministri solo con il premier incaricato. Premier che spetta proprio a Mattarella incaricare. La Lega insiste sulla necessità di affidare Palazzo Chigi a una figura ‘terza’, anche se accetta che venga «promossa dal M5S», e punta a ottenere ministeri di peso.   È quanto è emerso al termine della riunione del consiglio federale della Lega che ha dato «mandato pieno e unanime» a Salvini «affinché si parta con il governo del cambiamento». Nella riunione Salvini non ha fatto un nome specifico per l’incarico di premier, ma ha chiarito che l’idea è di affidare l’incarico a una «figura terza, di alto profilo e con un cursus politico, promossa dai 5 Stelle e condivisa». Fonti M5S riferiscono che Di Maio avrebbe avanzato a Salvini una "rosa di cinque nomi". Il problema è Di Maio: continua a rivendicare Palazzo Chigi per sé mentre dalla Lega tagliano corto: "Col cavolo che ci va".

Sui nomi il riserbo è massimo, ma i leghisti spiegano che nella rosa figurano, in quota 5 Stelle, alcuni dei nomi emersi nei giorni scorsi (Emilio Carelli, Vincenzo Spadafora, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro e Vito Crimi), con una particolare preferenza, dentro il M5S, per Bonafede, un vero fedelissimo di Di Maio che dice: "Il premier sarà un amico del popolo". Buio fitto, invece, sui nomi proposti come figura terza. Peraltro, ieri, malgrado fossero entrambi a Milano, non vi è stato alcun incontro tra Salvini e Di Maio, ma la cosa viene interpretata come "un buon segno". I contatti tra i due leader sono infatti costanti e il faccia a faccia ci sarà domani per sciogliere il nodo nomi prima di lunedì per andare al Colle.    In merito alla squadra di governo, Salvini avrebbe garantito ai suoi che la Lega otterrà «ministeri di peso»: Agricoltura e Interni, ma potrebbero esserci anche Sviluppo economico e Tesoro. La scelta sarebbe Giorgetti, ma per l’Economia spunta ora il nome terzo del direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi. Alla Farnesina resta in pole un tecnico ‘alto’ come Massolo, mentre Di Maio è in ballottaggio tra Lavoro e Sviluppo.  Ma per Salvini ieri è stato anche il giorno della telefonata "accesa" con Berlusconi. Uno scambio di opinioni ruvido che, per quanto smentito da entrambi gli staff, indica che il centrodestra, se nascerà il governo giallo-verde, da quel giorno di fatto non esisterà più.

FOCUS Il contratto nella versione definitiva