Governo in stallo, il Colle attende. La Lega: Mattarella aiuta i grillini

Salvini si sente ostacolato su migranti, Europa e conti pubblici Governo, Salvini: "Contratto entro oggi. Interni alla Lega" Governo, sale lo spread. Piazza Affari in rosso LA BOZZA / Ecco il contratto. Ma Salvini: roba vecchia, restiamo nell'euro

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)

Roma, 16 maggio 2018 - Il primo tempo supplementare si è concluso senza grossi passi avanti. E il tira e molla sul contratto tra Salvini e Di Maio genera mostri che producono turbamenti sul Colle. Dove non più tardi di sabato – parlando a Dogliani – Mattarella aveva già messo in chiaro il suo pensiero: i programmi elettorali, per quanto ambiziosi, vanno calati nella realtà. Come il predecessore, Einaudi, anche lui non si farà troppi scrupoli a bocciare le riforme del nuovo Governo se saranno contrarie alla costituzione, oppure prive di coperture finanziarie o semplicemente sgrammaticate.

Governo, Salvini: "Contratto entro oggi. Interni alla Lega"

Metti questo. Aggiungi che certi concetti li ha ribaditi nelle consultazioni. Risultato: dopo il gelido colloquio di lunedì con Salvini, crescono i sospetti dei leghisti sul Quirinale e, con essi, la tentazione di sfilarsi dalla partita con M5S: «Mattarella ha un debole per i grillini e li aiuta in tutti i modi». Possono usare parole diverse, ma il senso dei ragionamenti che fanno è proprio questo; sempre di più in queste ore fra gli uomini di Matteo si sta diffondendo l’idea di un presidente della Repubblica per niente disposto a giocare il ruolo di garante in una partita fra Cinquestelle e Carroccio per il governo, ma favorire addirittura la nascita di un esecutivo del presidente mascherato con l’aiuto dei pentastellati, che si sono rilanciati dopo il voto come il polo affidabile.

Governo, ecco la bozza del contratto. Ma Salvini: "Roba vecchia, restiamo nell'euro"

Un governo che guardi con rispetto all’Europa, un governo che non cacci i migranti con retate di massa (figuriamoci poi se il Vaticano potrebbe tollerarlo) un governo che rispetti i conti e gli obblighi internazionali. Insomma, tutto quello che Salvini non vorrebbe fare. Per ora soltanto un brusio di fondo, anche se Giulio Sapelli, il candidato premier della Lega, gli ha dato voce attaccando il Colle: «Il veto su di me è venuto dall’asse Mattarella-Di Maio, prono all’Europa, all’Ue così com’è». La replica è stato un comunicato secco: «Nessuno ha mai proposto il nome di Sapelli al capo dello Stato». In fin dei conti, il professore si era ‘auto bruciato’ prima delle consultazioni, con una serie di dichiarazioni considerate inopportune per la tempistica.

Governo, sale lo spread. Piazza Affari in rosso

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Al Quirinale naturalmente non commentano certe insinuazioni, anche se a tutti è evidente che negli ultimi mesi Salvini e Mattarella hanno preso posizioni molto diverse sui molti temi sul tappeto. E tanto sulle politiche europee quanto su quelle migratorie in passato sono registrati aspri scontri, mentre le stesse scintille non si sono avvistate tra Colle e M5S. Un ulteriore capo d’accusa che emerge nei ragionamenti del Carroccio dove la diffidenza di Mattarella viene interpretata anche come il punto terminale dei «no» europei e americani a un esecutivo con il leader leghista nei posti di comando di dicasteri importanti come il Viminale (snodo nevralgico per le politiche migratorie) o un esponente del Carroccio all’Economia.

Di più: si vocifera in via Bellerio che l’altro giorno il capo dello Stato sia stato molto chiaro e alla delegazione guidata da Salvini abbia detto che l’Italia ora non ha bisogno di un premier debole, ma di una figura forte, capace di alzare il telefono e parlare con Macron o con la Merkel. Ma certo non è il caso di affacciarsi a Bruxelles con un capitan Fracassa alla guida dell’Italia: si fa notare sul Colle che esistono trattati firmati e che per cambiarli occorre diplomazia, pazienza e autorevolezza. Ecco perché non basterà l’accordo sul programma di governo al quale stanno lavorando gli sherpa di Lega e Cinque stelle: la scelta del premier rimane la pre-condizione per il Quirinale. Che continua ad attendere con pazienza l’esito di questo travagliato negoziato, pronto a togliere dal cassetto il governo di garanzia. Sulla cui durata fino a dicembre per fare la finanziaria e portare il paese al voto in modo ordinato, però, nessuno sembra disposto a mettere la mano sul fuoco. C’è chi torna a parlare di elezioni a settembre.

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