Governo italiano, Pd: "Lega-M5S un pericolo, ma no all'Aventino"

Martina: "Reagiremo, contrattaccheremo". 'No' meno netto a un governo del presidente, ma le posizioni tra i dem si distinguono Presidenti di Camera e Senato, regole e tempi dell'elezione. Chi sono i 'candidati' Nuovo governo, la tentazione di Di Maio: guidare la Camera

Pd, Maurizio Martina (foto Lapresse)

Pd, Maurizio Martina (foto Lapresse)

Roma, 17 marzo 2018 - Il Pd cerca di trovare una linea comune: boccia qualsiasi ipotesi di Aventino, soprattutto in vista della partita sui nuovi presidenti di Camera e Senato. Ma conferma, senza eccezioni al momento, la linea del no a un governo con i 5 stelle o con la Lega, restando all'opposizione."Sono d'accordo con Cuperlo: il 4 marzo ci ha consegnato l'opposizione ma guai all'Aventino", dice il reggente del Pd Maurizio Martina. "Anche io penso che un governo M5s-Lega sia pericoloso per il Paese". E aggiunge: "Non immagino che il Pd stia a guardare ma immagino una ricostruzione, un rilancio e una sfida sul cambiamento ma il 4 marzo ci ha consegnato la funzione di minoranza e da lì possiamo esercitare la nostra responsabilità e l'opera di cambiamento".

Presidenti di Camera e Senato, regole e tempi dell'elezione. Chi sono i 'candidati'

SUL GOVERNO DEL PRESIDENTE - Il Pd non starà fermo a guardare contro il "pericolo per il Paese". "Reagiremo, contrattaccheremo", garantisce il segretario reggente. Ben altro discorso l'ipotesi di un governo di tutti, un governo del presidente o di scopo, che prenda piede dopo "vari tentativi falliti". Tanto più se ci dovesse essere un appello alla responsabilità da parte del Capo dello Stato. In questo caso, il 'no' netto si smussa e le posizioni tra i dem si distinguono: per Carlo Calenda, ad esempio, il Pd non dovrebbe chiamarsi fuori, anche "se è prematuro parlarne".

VIDEO Governo, Calenda: "Progetto M5S si fonda sulla fuga dalla realtà e dalla responsabilità"

Anche Gianni Cuperlo non chiude completamente: "Se dopo vari tentativi a vuoto" fosse rivolto "un appello a tutte le forze per un governo e per fare nuove regole diverse, anche sulla legge elettorale, io non sarei per l'Aventino", afferma.

image

COME RIPARTIRE - Tutti d'accordo, invece, sulla necessità di un cambio di passo e di rotta, a partire dalla leadership, che nel post-Renzi deve essere "collegiale". E Martina, non delude le aspettative, anzi garantisce: ciò che serve al Pd per "ripartire" è innanzitutto il "massimo della capacità di ascolto, della libertà di analisi e della pluralità possibile, provando a concretizzare rispetto alla nuova fase che dobbiamo costruire". Per Martina "questa nostra difficoltà a viverci come comunità è stata fondamentale e ha fatto la differenza. Come ripartire? Non ripartiamo dall'idea di una leadership in quanto tale ma da un'idea collegiale della leadership per una causa comune".

Quindi, Martina si rivolge a tutte le 'anime' del partito: "Chiedo una mano, penso davvero che ne usciremo con una leadership collettiva, con un'idea di comunità nuova", spiega facendo proprie le parole di Gianni Cuperlo che, aprendo l'iniziativa al Nazareno, aveva detto: "C'è da rimettersi in piedi con collegialità, che va praticata", non basta professarla o prometterla, "non è una questione di posti, ma passare da una direzione esclusiva al riconoscere che una leadership è più forte se coltiva tutte le ricchezze umane" che compongono il Pd.