M5S-Lega, il Colle non mette veti. Ma niente scorciatoie per le urne

L'obiettivo: evitare elezioni in autunno e salvaguardare i conti L'ANALISI Tutti cercano tutti - di P.F.DE ROBERTIS

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (ImagoE)

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (ImagoE)

Roma, 16 marzo 2018 - Nel buio di una crisi apparentemente senza sbocchi una piccola luce ha cominciato a risplendere: tutti si confrontano con tutti. E con la scusa di discutere chi saranno i presidenti delle Camere e come eleggerli, stanno prendendo atto che occorre usare un metodo istituzionale al contrario di quanto spesso fatto in passato. Per cui bisogna scegliere figure di garanzia e dialogare. Sembra poco e in effetti lo è perché la confusione sulle soluzioni sembra massima. La giornata non ha dato novità, ancora non si capisce se verranno accolte le richieste grilline di avere il presidente della Camera: la Lega nicchia, consapevole che si aprirebbe poi la partita con Forza Italia per la guida del Senato ("loro hanno il premier, a noi spetta questa carica", dicono gli azzurri) e potrebbe avere esiti potenzialmente devastanti per il centrodestra. Perché Berlusconi gratis non concede niente. L’ha chiarito a Salvini mercoledì sera nel nuovo faccia a faccia dopo il grande qui-pro-quo maturato il giorno precedente: nessuna delega al leader della Lega, tutti trattano con tutti. Democratici compresi, senza esclusioni.

L'ANALISI Tutti cercano tutti - di P.F.DE ROBERTIS

Atteggiamento che incontra i favori di Mattarella. I soliti bene informati garantiscono che non ci sono pregiudiziali di sorta al Colle: neppure su un accordo M5S-Carroccio alzerebbe le barricate. Però appare chiaro agli occhi di chi frequenta i palazzi quirinalizi che il capo dello Stato voglia una certa dose di serietà. Ovvero, dalle consultazioni dovranno emergere una coalizione e un programma per governare. Se qualcuno pensa di utilizzare il passaggio a Palazzo Chigi per tornare alle urne in autunno sbaglia di grosso. Ci sono scadenze che incombono, c’è una legge finanziaria da redigere, un aumento dell’Iva da scongiurare, mercati da tranquillizzare. Che poi – fanno notare in Parlamento – nemmeno è tanto semplice cambiare legge elettorale in quattro e quattr’otto, magari inserendo nel Rosatellum il premio di maggioranza alla coalizione come vorrebbe Salvini. "Bisogna rendere il premio compatibile con le sentenze della Corte costituzionale. E poi i 5 stelle ovviamente vogliono sia premiata la lista non un’alleanza", sottolinea un ex ministro di FI.

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Nulla è garantito. Nemmeno la soluzione più facile, l’asse tra i due partiti sovranisti che hanno vinto le elezioni, rischia di produrre risultati. Perché su temi importanti come l’atteggiamento con l’Europa, le posizioni sono divaricate. E il Pd oggi ha seri problemi a sostenere tanto un esecutivo M5S quanto un governo di centrodestra: «Il popolo di sinistra boccia innaturali alchimie governiste», conferma il ministro De Vincenti. Più d’uno pensa che nemmeno l’elezione dei presidenti delle Camere riuscirà a diradare subito la nebbia sul futuro assetto. Nel marasma generale, però, c’è un dato certo: i partiti che non vogliono tornare alle urne sono numericamente più deboli dei fan del voto, ma istituzionalmente più forti. Il tempo gioca a favore di chi, come Berlusconi, ha aperto la caccia a parlamentari M5S (e non solo) per scacciare lo spettro di elezioni a breve: per votare a ottobre bisogna sciogliere le Camere a luglio. Previo giro di consultazioni del capo dello Stato. Par impossibile che, in questo lasso di tempo, si riesca a fare un governo e una riforma elettorale.