Governo, tutti cercano tutti

Trattative frenetiche, la paura delle forze politiche è restare isolati. E nessuno se lo può permettere

Da sinistra Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Ansa)

Da sinistra Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Ansa)

Roma, 15 marzo 2018 - È nelle giornate poco ricche di "fatti" che le crisi prendono la piega meno attesa, e che magari a distanza di qualche giorno producono i loro effetti. È quando la pressione dei giornalisti si fa meno asfissiante che gli sherpa e i mediatori designati trovano la calma per incontrarsi, lontani da occhi indagatori, e mettere a punto le strategie per preparare gli accordi. Altro che streaming, altro che casa di vetro, la politica ritrova i buoni vecchi metodi di sempre e con quelli cerca di uscire dal vicolo cieco nel quale l’ha cacciata il risultato del 4 marzo. Cosi dopo i fuochi d’artificio di Salvini, Berlusconi e Di Maio il giorno precedente, ecco che l’argomento del giorno sono state le presidenze delle camere, con contatti ripetuti tra i vari plenipotenziari. Tutti cercano tutti, perché al di là delle dichiarazioni di principio, il timore è quello di restare isolati. Certo, Pd, Berlusconi e Fratelli d’Italia avvertono questo rischio con maggiore trepidazione, ma pure Cinquestelle e Lega non possono permettersi di ballare da soli. Anche perché all’ipotesi di un accordo politico “vero” Salvini-Di Maio, che possa estendersi anche al governo e a una legge elettorale maggioritaria per poi tornare subito al voto, al momento credono in pochi e quindi anche per loro l’esigenza è trovare sponde.

Si, è vero, i grillini hanno ottenuto il 36 per cento dei parlamentari ma sono appunto il 36 per cento, e per eleggere sia il presidente del Senato sia quello della Camera occorre il 50 per cento. In fondo per decenni in Italia c’è stato un partito, il Pci, che pur avendo il trenta per cento dei voti non ha avuto né Montecitorio né palazzo Madama. Nessuno ha i numeri per imporsi, tutti hanno bisogno di una sponda. Ecco quindi che torna in ballo anche il Pd, che prova a incunearsi tra grillini e Lega, attendendo un segnale vero da entrambi. Per il momento per le presidenze delle camere, per dopo chissà. Ieri i Cinquestelle hanno incontrato Guerini e Martina, a testimonianza della volontà dem di non restare in disparte, ed ecco l’offerta fatta trapelare dai due nazereni per un sostegno nel voto della settimana prossima. Certo è che per "stanare" il Partito democratico, il M5S deve in qualche modo uscire dal castello in cui si è rinchiuso finora spiegando di non essere disposto a cedere né sugli uomini (sono rimasti fissi sull’ipotesi di Di Maio premier) né sui temi. Qualcosa in ogni caso si muove, quanto lo capiremo col passare dei giorni.