Per approfondire:
Per alcuni, o per molti, il comportamento di Mario Draghi è incomprensibile. Tutti lo pregano di non gettare la spugna, di restare al governo, da Joe Biden a Macron fino a Mattarella. Per il bene dell’Italia, dell’Europa, per non indebolire il fronte degli occidentali in un momento drammatico, ma lui resiste, continua a rispondere di no. Per quale oscuro motivo o calcolo? Difficile accettare che qualcuno voglia restare fedele a sé stesso, non per orgoglio, ma perché per lui è impossibile venire meno ai suoi principi. Nelle biografie degli storici su re e principi, uomini di Stato, condottieri, spesso si legge che "non comprese la situazione" e compì un errore che lo condusse alla sconfitta. Con il senno di poi, è facile giudicare e scegliere la mossa giusta, ma a volte il protagonista della storia aveva ben capito che la sua scelta lo avrebbe probabilmente condotto alla rovina, ma gli era impossibile comportarsi altrimenti, senza rinunciare a quel che credeva. Non per orgoglio o arroganza. Semplicemente, non poteva tradire sé stesso. Il primo nome che viene in mente è quello di Cincinnato che, nominato dittatore, lasciò dopo 16 giorni (la carica durava sei mesi) per ritirarsi nei suoi campi. Una leggenda, più che una storia. Era anziano e ritornò alla politica, prima del ritiro definitivo. Dante lo pone in Paradiso. "Fece per viltade il gran rifiuto" è la frase con cui invece condanna Celestino V, posto all’Inferno. Pietro del Morrone, monaco e eremita, in fama di santità, fu nominato papa a 80 anni, età venerabile per il tempo, nel 1294, e si dimise quattro mesi dopo. Era anziano e si rendeva conto di non poter affrontare il peso della carica. Morì due anni dopo. Francesco Petrarca gli rende merito nel ’De Vita solitaria’. Oltre 700 anni dopo, toccò a un ...
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