Governo Draghi, Marcucci e il modello Ciampi: ministri politici

Il capogruppo Pd al Senato: "Facciamo riferimento al governo del 1993. Stiamo cercando di convincere il M5s. L’alleanza non finirà"

Il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci (Ansa)

Il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci (Ansa)

Andrea Marcucci, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, analizza la giornata politica e i movimenti ’tellurici’ che la caratterizzano.

Presidente, nel summit a tre (Pd, LeU, grillini) siete riusciti a convincere il Movimento a recedere dal suo No a Draghi?

"È un dialogo che è partito. Il M5s per oltre un anno e mezzo ha sostenuto con il governo Conte una posizione finalmente molto europeista, a partire da quella del ministro Di Maio. Mi auguro che questa posizione venga ora rafforzata. Chi ruppe allora con la Lega proprio sul sovranismo, spero che non interrompa questo processo".

Di Maio insiste: serve un governo politico. Quindi, niente 'tecnici'...

"Io faccio riferimento a un’esperienza che vissi come giovanissimo deputato nel 1993. Parlo del governo Ciampi, un esecutivo che gestì un’altra fase eccezionale della nostra storia nazionale. Quello fu un governo presieduto da una personalità notevole come il futuro capo dello Stato, ma con ministri e sottosegretari espressione di partiti. Inutile che le ricordi che Ciampi e Draghi nei loro percorsi di carriera hanno tratti molto simili. Spero che Draghi segua quel modello".

Quindi lei è per ministri politici...

"Non mi permetterei di dare indicazioni al presidente Draghi. Detto questo, le ripeto: il modello che ho in mente è quello che utilizzò Ciampi tanti anni fa. Ovvero un esecutivo condotto da una personalità così alta con ministri e sottosegretari espressi dalla maggioranza dell’epoca".

A stasera mancano i numeri...

"Il Capo dello Stato ha usato parole chiare e nette. La situazione del Paese è incredibilmente grave, le ricordo solo tre questioni, il Recovery Plan orientato al futuro, una campagna di vaccinazione da fare a tappeto, il motore economico del Paese da riavviare. Chi rappresenta gli italiani, come ogni singolo parlamentare, ha il dovere di fare di tutto per trovare una soluzione".

E se invece dei 5 Stelle dessero il loro appoggio a Draghi Salvini e il Carroccio?

"Le par possibile che i leader di Lega e Fratelli d’Italia che in Europa hanno fatto una guerra alzo zero contro il Recovery, in Italia possano appoggiare un esecutivo europeista? Lo escludo".

In caso di rifiuto dei M5s, la cosiddetta 'alleanza giallorossa' è finita per sempre?

"Sono ottimista di natura, rifiuto in partenza questa ipotesi. Anzi, le dirò più, Pd, 5 stelle, LeU dovranno avere una posizione sempre più comune. Anche perché, io credo, che questa maggioranza, con l’allargamento eventuale a Forza Italia, sia la base parlamentare naturale per l’ex presidente della Bce".

Quale ruolo avrà Conte? Vi aiuterà a convincere i 5 Stelle?

"Non faccio previsioni sulle decisioni di altri, ma è chiaro che quello che penso del M5s riguarda tanto più Giuseppe Conte. Non dimentichiamoci che Conte è il presidente del Consiglio che ha chiuso in Europa la difficile trattativa sul Recovery".

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Pd unito?

"Sul tema elezioni, mi bastano le parole del Capo dello Stato. La penso come lui. L’italia non può permettersi un turno elettorale in queste condizioni".

E al Mef si possono ipotizzare altri nomi?

"Ho sempre evitato con cura il totoministri in tutti i governi e non comincerò con quello ancora da formare di Mario Draghi. Io credo però che Roberto Gualtieri abbia fatto molto bene".

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