Governo Draghi: le pagelle di Casini. Ecco vincitori e vinti

Il senatore centrista premia la spregiudicatezza di Renzi e boccia l’attendismo di Conte. Berlusconi padre della patria, la Meloni coerente

Pierferdinando Casini

Pierferdinando Casini

L’efficace spregiudicatezza di Matteo Renzi, la lentezza di Giuseppe Conte ad aprire la crisi – che gli è costata carissimo –, ma anche il buon risultato, almeno in termini di ministri ottenuti, da parte del Partito Democratico, e la coerenza di Giorgia Meloni, che potrà sfruttare questo periodo di opposizione in termini elettorali.

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Il senatore centrista Pier Ferdinando Casini, in questi giorni in ospedale perché colpito dal Coronavirus, ha voluto comunque redigere il ’pagellone’ della crisi.

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Un modo semplice e diretto per illustrare vincitori e sconfitti di questa difficile fase politica, osservata da un veterano dell’Aula, con 37 anni consecutivi da deputato e senatore.

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RENZI 8

Ha aperto una crisi "a modo suo", cioè in modo spregiudicato, con l'obiettivo dichiarato di sostituire Conte e cambiare il governo con un nome più prestigioso e col terrore delle elezioni anticipate. Ha ottenuto entrambi i risultati e si è potuto presentare nel palcoscenico internazionale come il vero king maker della crisi. Che la composizione del governo non lo abbia premiato è, a questo punto, un particolare irrilevante.

ZINGARETTI 6

Allo scoppio della crisi l'obiettivo del PD era o un Conte ter o le elezioni anticipate. Il risultato è un governo Draghi in cui i ministri del PD si sono trovati a coesistere con quelli di Salvini. A conforto di un risultato non esaltante, la generosa - per il PD - composizione del governo.

CONTE 4

Ha indugiato nell'aprire la crisi e, almeno nella prima fase, ha fatto di tutto per determinare le elezioni anticipate e capeggiare il raggruppamento progressista. Non ha ottenuto né l'una né l'altra cosa e nemmeno una presenza autorevole in un ministero significativo che avrebbe potuto dare smalto alla sua persona. Adesso proverà a determinare la vicenda politica del Movimento 5 Stelle ma con spazi di manovra infinitamente più limitati.

GRILLO 6

Dopo le affermazioni roboanti degli anni scorsi contro Draghi e le banche, di cui serbo personale ricordo durante i lavori della commissione bilaterale d'inchiesta istituita nella scorsa legislatura, ha mangiato il "rospo" Draghi facendo finta di accontentarsi di un ministero neo-istituito con poteri assai dubbi. La ragione per cui si merita la sufficienza è che, come al solito, dimostra di essere determinante nell'indirizzare le scelte del Movimento 5 Stelle.

DI MAIO 7

Si sbarazza di Conte e raggiunge il non facile obiettivo di farsi confermare da Draghi al Ministero degli Affari Esteri. Penso che nessuno avrebbe potuto immaginare un esito così favorevole per lui. Il M5S non può prescindere dalla sua leadership.

BERLUSCONI 7

I malumori dentro Forza Italia per la composizione del governo a questo punto sono irrilevanti. L'entrata di Salvini nell'esecutivo gli assicura una piena copertura. Può tornare ad essere garante, in Italia e in Europa, di un centrodestra in cui si dimostra sempre più come l'elemento equilibratore. I toni usati in queste settimane sono da padre della Patria. Epilogo non facile da prevedere qualche anno fa.

SALVINI 7

Capriola carpiata spregiudicata almeno come l'alleanza col M5S all'inizio della legislatura. Ma un investimento sicuro per il suo futuro politico: con questa mossa pone le basi per una sua leadership. Premiato anche dalla composizione del governo con la Lega in postazioni significative per il suo elettorato.

MELONI 6

Non rischia nulla e si garantisce, in ogni caso, una rendita sicura come unico partito significativo di opposizione. Non è una scelta particolarmente coraggiosa e solo il tempo dirà quanto potrà essere positiva. Ma Fratelli d'Italia si presenta come il solo partito coerente che non ha fatto pateracchi in questa legislatura.